Situata nell’area occidentale della Costa d’Avorio, al confine con la Guinea e la Liberia, la regione del Tonkpi è una delle più vaste del Paese. Si estende su una superficie di oltre 12mila km² e raggruppa cinque Dipartimenti, tra i quali il Dipartimento di Danané e quello di Man, la cui omonima città è la capitale della regione. Quella di Tonkpi è una zona molto lontana da Abidjan (è distante circa 700 km) e proprio per questo vi si trovano ancora popoli che hanno saputo conservare le loro antiche tradizioni, come i Dan. Presenti anche in Liberia e nell’alta Guinea (a dimostrazione che le frontiere degli attuali Stati africani, definite in molti casi dagli ex colonizzatori, sono più politiche, che culturali), i Dan hanno un idioma molto antico, di origine Mandé, e hanno mantenuto in vita usanze molto arcaiche.
Usanze e riti religiosi
Spesso i Dan vengono chiamati “Yacouba”, ma è una denominazione in realtà errata. Infatti, questo termine emerse poiché i Dan iniziavano le loro discussioni anteponendo alle frasi il termine “Yapeuba” che, deformato, divenne nel tempo “Yacouba”.
Yapeuba in Dan significa “Egli dice”, espressione utilizzata durante i dialoghi tra colonizzatori e popolazioni locali.
Si presume che l’interprete iniziasse le frasi con “Kui yapeuba” il cui significato è “il bianco dice”. In seguito “Kui yapeuba” è stato alterato, spingendo poi i coloni a definire Yacouba il popolo Dan.
L’area in cui i Dan vivono è rigogliosa e ricca di potenzialità economiche. Domina l’agricoltura, un tempo gestita prevalentemente in modo itinerante, oggi basata soprattutto sulla produzione di caffè e cacao, a cui si aggiungono le coltivazioni di manioca, riso e plantano (frutto molto simile alle banane, che si mangia non crudo, ma cotto, cucinato al vapore o fritto). Negli ultimi anni si è diffusa anche la coltivazione dell’albero della gomma.
La società dei Dan è organizzata in lignaggi patrilineari in cui domina una sorta di patriarca. Gli anziani svolgono un ruolo fondamentale nella comunità. Strutturati in vari villaggi i Dan hanno di fatto una gestione democratica basata sul principio di uguaglianza dei vari lignaggi. Il culto degli spiriti e quello degli antenati sono ancora importanti nelle loro pratiche religiose, come dimostrano i rituali incentrati sulle maschere e sul ruolo di figure impegnate in pratiche divinatorie, sorta di indovini e sciamani.
Danze e maschere
Colorate, variegate, diverse tra loro le maschere Dan sono protagoniste di varie cerimonie e momenti di passaggio nella vita di un individuo. Per esempio, le maschere femminili, di forma ovale, dai lineamenti morbidi e dolci, vengono utilizzate per regolare i disaccordi e per proteggere i neonati.
Le maschere Dan maschili talvolta presentano particolari ispirati al mondo animale; soprattutto, sono portatori di quella forza vitale inviata agli uomini dall’entità che I Dan ritengono creatrice del mondo. Attraverso gli indovini o sciamani vengono compresi e portati alla luce i messaggi provenienti dalla dimensione divina: messaggi che si traducono in alcuni casi nella decisone di piantare un albero o di creare un feticcio-maschera.
In quest’ultimo caso, lo spirito invocato dallo sciamano si materializza nella maschera, la quale gioca un ruolo importante nella vita comunitaria del villaggio. Le maschere per i Dan sono dunque rappresentazioni degli spiriti della natura e degli antenati, attraverso le quali gli spiriti aiutano, sostengono e consigliano gli abitanti del villaggio. Tra le maschere più utilizzate vi sono quelle chiamate zakpei gé, il cui compito, almeno in passato, era quello di controllare e impedire gli incendi nel corso della stagione calda e secca. Altre maschere hanno funzioni che col tempo possono cambiare a seconda delle esigenze della comunità.
Vi sono maschere che fungono da intermediari durante riti di iniziazione, altre diventano arbitri giudiziari per dirimere controversie tra gli abitanti. Vi sono maschere che tutti possono vedere, come le maschere danzanti, mentre altre raramente si mostrano essendo sacre, e altre ancora possono essere viste soltanto dagli iniziati del villaggio.
Tra cascate, liane e montagne
Nell’area situata tra le città di Man e di Danané si possono ammirare imponenti cascate, come quelle di Zadepleu alte 20 metri, il cui flusso d’acqua dipende molto dalla stagione e dalla quantità di pioggia caduta. La zona è famosa anche per i suoi ponti formati da grosse liane, alcuni dei quali necessitano di una manutenzione mirata al fine di renderli più sicuri.
Man viene definita “la città delle 18 montagne” in quanto è circondata da rilievi che dominano un paesaggio verde e rigoglioso. Tra le cime più importanti vi è quella del monte Tonkpi (alto circa 1223 metri), il cui nome significa la “Montagna maestosa”. Molto nota è anche la montagna dalla bizzarra forma di dente, La dent de Man, raggiungibile dal paese di Ziogoualé.
A cura di Silvia C. Turrin
Foto: Wikimedia; Pbase Christa Neuenhofer