Viaggiatore, poeta, francescano e infine martire: l’inizio della causa di canonizzazione di John Bradburne ha ricevuto l’approvazione della conferenza episcopale dello Zimbabwe e avrò ufficialmente inizio a settembre di quest’anno.
La conferenza episcopale dello Zimbabwe ha dato ieri il proprio consenso unanime per iniziare la causa di canonizzazione di John Bradburne. Secondo quanto scritto dal sito ICN, la causa sarà ufficialmente lanciata il 5 settembre (anniversario dei 40 anni della morte del missionario) a Mutemwa, in Zimbabwe.
Personaggio singolare, viaggiatore, poeta e missionario, la sua anima ha trovato rifugio tra i lebbrosi zimbabwani ai quali ha letteralmente donato la vita con il martirio avvenuto nel 1979.
Nato nel 1921 a Skirwith nel Regno Unito, figlio di un ecclesiastico anglicano, nel 1939 partì per la guerra in Malesia e Myanmar (al tempo sotto controllo inglese) per arrestare l’avanzata giapponese.
Tornato in patria, Bradburne dichiarò di aver avuto una forte esperienza religiosa durante la guerra, così una volta terminata andò a vivere con i monaci benedettini e divenne ufficialmente cattolico nel 1947. La sua ricerca di un senso religioso era accompagnata da una gran voglia di viaggiare, così per 16 anni vagò tra Italia, Francia e Medio Oriente. Portando con sé solo una borsa Gladstone, fece innumerevoli incontri, tra cui quello con l’ordine dei francescani ad Assisi. Entrò a farne parte come laico nel 1956.
Dopo aver tanto viaggiato, scrisse al suo amico padre John Dove che si trovava in Zimbabwe, e gli chiese se ci fosse “in Africa un grotta in cui poter pregare”. Volò così nell’ex Rhodesia nel 1962 per poter esaudire i suoi tre desideri: servire i lebbrosi, morire martire ed essere seppellito con gli abiti di San Francesco.
Nel 1969 gli venne assegnata la gestione del lebbrosario di Mutemwa, ma le attenzioni speciali che voleva dedicare ai pazienti non trovavano il favore della commissione a capo del lebbrosario. Si rifiutò di legare al collo di ciascuno lebbroso un’etichetta di identificazione e di ridurre la loro dieta già povera, così venne licenziato. Ma il suo desiderio di stare vicino ai più emarginati era più forte degli ostacoli che gli venivano posti sul suo cammino: per stare vicino agli ammalati visse in condizioni molto precarie in una baracca affianco al lebbrosario.
Nel frattempo la guerra in Rhodesia contro il potere inglese si faceva sempre più violenta. Gli amici di Bradburne cercarono di convincerlo ad abbandonare il paese, ma anche in questo caso prevalse il desiderio di stare accanto ai lebbrosi: venne ucciso dalla guerriglia nel 1979 perché accusato di essere un informatore. Secondo il suo volere, venne sepolto negli abiti francescani vicino all’odierna città di Harare.
Oggi ogni anno fino a 25.000 persone partecipano alla messa a Mutemwa in sua memoria, mentre nel 1995 la nipote Celia fondò la John Bradburne Memorial Society. Dopo la morte della stessa Celia l’anno scorso, è ora la figlia Kate Macpherson a occuparsi dell’associazione che dà supporto ai lebbrosi dello Zimbabwe e a chiedere la causa di beatificazione, inizialmente proposta dalla nipote.
Dalla sua morte infatti, si sono verificate almeno un paio di cure miracolose attribuite a Bradburne, così come viene considerato un evento straordinario un episodio avvenuto durante la sua messa di requiem. Alcuni testimoni videro una pozza di sangue sotto la bara durante la celebrazione. Questa venne subito coperta da un sacerdote, ma quando la bara venne poi riaperta, non si trovarono tracce di sangue da nessuna parte. Non si è mai riusciti a spiegare questo mistero se non come un evento miracoloso.
Da Mondo e Missione, maggio 2019