Il nostro confratello p. Mauro raccoglie in un libro le lettere settimanali inviate dal suo posto di osservazione di Niamey, la capitale del Niger, un posto privilegiato per smascherare gli intrecci spesso perversi tra Europa e Africa. Uno di questi è la crisi migratoria, che sempre più rivela la crisi dell’Europa. La metafora dell’arca, biblica e dunque patrimonio comune dell’umanità, descrive efficacemente il tradimento che in questi anni si è andato perpetrando nel mare Mediterraneo.

I più comuni principi umani, applicati alla navigazione, sono stati espunti, manipolati e infine resi inapplicabili da decreti ‘criminali’ che hanno reso l’arca inservibile. Smarrita da qualche parte, ormeggiata o presa in ostaggio dalle ottuse politiche della civile Europa, l’arca non è altro che un relitto per naufraghi.

Il naufragio in realtà è quello delle civiltà che, nel Mediterraneo, avevano trovato uno spazio, ricco e conflittuale a un tempo, per svilupparsi e dialogare. Anche l’arca, a modo suo, è nata come forma di dialogo tra umani e specie animali, sommersi e salvati dal diluvio, simbolo di un’altra creazione possibile.

Manca la colomba che torna con un ramoscello d’olivo, segno di pace e di speranza, e non è apparso l’arcobaleno a rendere visibile il mondo che verrà.

L’arca è perduta, o fuori rotta, o in riparazione. Forse è solo in attesa di riprendere, di nascosto, la sua navigazione. Molto dipenderà da quanto resterà del mondo finora conosciuto. Un altro equipaggio e porti riaperti al mare condurranno in salvo il popolo salvato dalle acque. Sarà allora un giorno di festa.

Mauro Armanino, L’arca perduta nel Mediterraneo. Prove di naufragio di una civiltà, Hermatena, Bologna, 2019, pag. 228, € 17