Secondo l’Indice Globale della Fame 2021 in 47 Paesi del mondo la popolazione soffre ancora la fame. E la fame in questi Paesi resta un serio problema con scarse possibilità di riduzione a livelli bassi entro la fine del decennio.
Africa subsahariana e Asia meridionale sono le regioni con i livelli di fame più alti al mondo. La prima in particolare registra i tassi di denutrizione, arresto della crescita infantile e mortalità infantile più elevati in assoluto.
Un quadro tanto più preoccupante se si considera che – stima la FAO – l’Africa è l’unica regione del mondo per la quale si prevede un aumento delle persone denutrite da qui al 2030.
Tra i Paesi africani fanalino di coda del GHI, la Somalia, registra un livello di fame estremamente allarmante (50,8 punti), seguita altri Paesi con un livello allarmante: Ciad, Madagascar, Repubblica Centroafricana, Repubblica Democratica del Congo, Burundi, Sud Sudan, Nigeria.
I conflitti armati restano la principale causa della fame nel mondo, essendo essi sempre più numerosi e prolungati. Nel 2020 erano 169 quelli attivi.
Non a caso otto dei dieci Paesi con livelli di fame “allarmanti” o ”estremamente allarmanti”, secondo la classificazione del GHI, coincidono con teatri di guerra: dalla Nigeria al Sud Sudan, dalla Siria allo Yemen fino alla Somalia.
Fame e guerra sono legate a doppio filo. I conflitti violenti hanno un impatto devastante sui sistemi alimentari poiché ne pregiudicano ogni aspetto, dalla produzione al consumo.
E l’insicurezza alimentare duratura è tra le principali eredità di una guerra. Allo stesso tempo, l’aumento dell’insicurezza alimentare può condurre a conflitti violenti.
Leggi i report del Cesvi che pubblica i Itali l’Indice globale della Fame