Quella che sta per finire è stata un’estate pericolosa per il giornalismo d’inchiesta in Africa, soprattutto per i (pochi) organi d’informazione indipendenti. Il tabù di molti governi è la corruzione. Nel 2020 questa malapratica dura a morire si è incrociata con la pandemia da Covid-19. In molti stati le autorità si sono mostrate più attive a combattere la libertà di stampa che il coronavirus.

Uno dei casi più clamorosi è quello di Hopewell Chin’ono, un giornalista investigativo dello Zimbabwe arrestato il 20 luglio dopo che aveva pubblicato un’inchiesta su contratti a prezzi gonfiati (e conseguenti tangenti) siglati dal ministero della Salute per l’acquisto di medicinali e dispositivi di protezione personale per contrastare la pandemia. Da allora la libertà su cauzione gli è stata negata per tre volte. Ma la conferma che ci aveva visto giusto è arrivata ad agosto, quando il ministro della Salute ha rassegnato le dimissioni.

In Mozambico è accaduto persino di peggio. Il 23 agosto uomini in borghese hanno fatto irruzione nella redazione del settimanale indipendente Canale di Mozambico, lanciando bombe molotov che hanno distrutto archivi, computer e arredi. Quattro giorni prima, la rivista aveva pubblicato un’inchiesta su irregolarità negli appalti per la fornitura di acquisti che sarebbero state commesse da funzionari del ministero per le Risorse naturali e l’energia.

A marzo, aveva fatto scalpore un’altra inchiesta di Canale di Mozambico, intitolata «Gli affari della guerra a Cabo Delgado», da cui era emersa l’esistenza di un contratto segreto tra i ministeri della Difesa e dell’Interno e le compagnie che estraggono gas naturale nella provincia omonima.

L’inchiesta sosteneva che i due ministeri fornissero servizi alle compagnie e che i pagamenti venissero depositati sul conto bancario personale dell’ex ministro della Difesa invece che su quello ufficiale del ministro in carica. Per quella inchiesta il direttore e il capo-redattore di Canale di Mozambico sono stati incriminati per «violazione di segreti di stato» e «cospirazione contro lo stato».

E sempre per quella inchiesta, il giorno dell’assalto alla redazione è stato arrestato un giornalista del settimanale, Armando Nenane, ufficialmente per aver trasgredito alle norme sul contrasto alla pandemia da Covid-19: è stato rilasciato 25 ore dopo.

Riccardo Noury, di Amnesty International
Nella Rassegna stampa estera del Corriere della Sera, 3 settembre 2020,

Foto: Dal sito di “Reporters Senza Frontiere”  (rsf.org), foto di Ilyas Ahmed per AMISOM, Giornalisti Somali a una conferenza stampa della Commissione dell’Unione Europea per la Somalia