Le tre grandi sfide cui è confrontata oggi la chiesa cattolica in Niger, secondo p. Mauro Armanino sono velate da polvere, sabbia e vento: l’insicurezza, i migranti che vi transitano e una chiesa sotto la tenda.
La polvere
La Chiesa del Niger non sarà mai, speriamo, una Chiesa potente, ma di servizio, di speranza, di ricerca di Dio. Oggi e domani la sua base sarà l’umiltà. Non siamo i maestri della verità ma solo i suoi servitori più o meno fedeli. (…) La nostra missione presso i cristiani e i nostri fratelli dell’islam? Essere testimoni e profeti della Speranza.
(Mons. Hyppolite Berlier, primo vescovo del Niger)
Polvere di stelle e di stalle… Siamo una Chiesa che, per scelta, rischia la polverosa realtà che poi è quella del Sahel. L’insicurezza dovuta all’azione dei gruppi jihadisti e affiliati che, da qualche anno ormai, mortifica la parte più dinamica della nostra Chiesa. La polvere ottenebra gli occhi e lo spirito e che, complice l’ideologia del divino, semina morte, sofferenze, divisioni e distruzioni.
Una sfida che consiste, nell’incertezza dello sguardo di orizzonte, polveroso, nel vivere il quotidiano r-esistendo per esistere. La testimonianza della presenza e la presenza della testimonianza camminano assieme nell’impolverata profezia del nostro tempo, né migliore né peggiore di altre epoche. Come coltivare comunità profetiche, disarmate e aperte al mistero della debolezza che diventa la cifra di Dio nel Sahel è la prima e ineludibile sfida della nostra Chiesa locale.
La sabbia
La Chiesa del Niger avrà un avvenire se noi viviamo coi musulmani una relazione di amicizia, di stima e di dialogo che è una necessità della nostra vita, del nostro tempo e del mondo contemporaneo.
(Mons. Guy Romano, secondo vescovo del Niger)
Il nostro Dio, qui, è di sabbia, come il mondo che lo circonda e di cui si è ammesso corresponsabile. La nostra Chiesa è di sabbia perché fragile, resiliente, umile, persistente, scomoda e famigliare. In un contesto dove si trovano poche certezze e tutto appare precario, la sfida è quella di suscitare, dall’interno, le domande che scomodano. Come nella parabola della casa costruita sulla sabbia e quella sulla roccia, assumiamo il rischio di usare la sabbia.
Il Niger è una “Terra di Mezzo” tra l’Africa sub-sahariana e l’Africa del Nord, uno spazio migrante, un ponte di sabbia. Essa mescolata con l’utopia di un mondo dove le frontiere diventano convivialità, appare come un nuovo materiale di costruzione. La sfida, per la nostra Chiesa, sarà dunque quella del battesimo, immersione, nella realtà dei poveri che, soli, tracciano nella sabbia il cammino del vangelo che libera.
Il vento
Non si dialoga per tattica, per convincere l’altro ma si dialoga nello spirito della gratuità, per conoscersi reciprocamente e dunque crescere nella conoscenza di Dio. Il dialogo esige umiltà perché fa scoprire alle religioni che esse non possiedono tutta la verità su Dio. La loro grande tentazione è quella di impadronirsi di Dio ma Dio è di tutti.
(Mgr. Michel Cartatéguy, terzo vescovo di Niamey – Niger)
È il soffio dello Spirito che spariglia, confonde le ideologie che si illudono di ‘controllare’ Dio, le sue creature e l’assetto del mondo. Il vento ne è da noi nel Sahel una metafora abituale perché è proprio lui a trasformare in polvere la sabbia del deserto e della savana. Il vento è l’altra sfida che viene affidata alla nostra Chiesa, una Chiesa dove il vento non permette alla polvere di sedersi. Così era stato detto all’apertura del Concilio Vaticano secondo.
Aprire le porte e le finestre per far entrare l’aria in stanze dove si era andata sedimentando l’abitudine di Dio, la più triste delle passioni. Poco legata a strutture, agile e smontabile come una tenda che poi è la cattedrale che Dio ha detto di preferire. I vari templi sono andati distrutti nella storia e solo una tenda nomade, pellegrina, ha le più grandi garanzie di fragile continuità. La nostra Chiesa è sotto una tenda e dovrà resistere al canto delle sirene che la vogliono stabile, forte, cittadella difesa dal muro della paura e dell’identità. La Pentecoste è il suo cammino, un cammino di vento.
P. Mauro Armanino, Niamey
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