Le autorità hanno respinto la nostra richiesta d’asilo, la corte d’appello ci ha negato il ricorso, e siamo diventati clandestini.
La motivazione della nostra domanda d’asilo era Lei.
In tutti i moduli abbiamo dichiarato che nel paese dove siamo cresciuti Lei non si trova da nessuna parte e che siamo fuggiti per innamorarci di Lei.
Nel centro di detenzione, in attesa di essere espulsi, abbiamo provato a baciarla. Lei era il nostro avvocato. La prima del suo genere a capitarci così vicina, faccia a faccia, da soli in una stanza.
Ha rifiutato il nostro caso e ci ha detto di cercare un altro avvocato, ma abbiamo lasciato perdere.
Da Lei è un altro paese (Edizioni Casagrande, 2018) di Saleh Addonia, traduzione di Nausikaa Angelotti.
Saleh Addonia è nato nel 1972 in Eritrea.
Dopo il massacro di Om Hajar del 1976, è cresciuto in un campo profughi in Sudan, ha trascorso gli anni dell’adolescenza in Arabia Saudita ed è arrivato a Londra come rifugiato più di vent’anni fa.
Nel frattempo ha ottenuto la cittadinanza britannica e ha cominciato a scrivere in inglese. Oggi fa parte della redazione della rivista Specimen. A Babel Review of translation, magazine online multilingue.
Lei è un altro paese è il suo primo libro, la raccolta di cinque racconti autobiografici.
Un vecchio torna dal figlio ormai adulto dopo un’interminabile guerra e i due decidono di recuperare, in una sola notte, gli anni perduti.
Una ragazzina si risveglia nel deserto accanto a un camion andato in fiamme, e fa amicizia con una nuvola. In una città che impone il velo e la divisione tra i sessi, un adolescente tenta di superare il muro del silenzio.
Un manipolo di clandestini affiliato ad un’associazione segreta, il Sindacato dei diritti dell’amore, si aggira in incognito per una metropoli occidentale, unito fino all’ultimo da un’unica disperata missione: trovare Lei.
“I racconti di Saleh Addonia colpiscono l’immaginazione con la forza e l’esattezza delle fiabe più crudeli e ci offrono, non senza umorismo, una spietata rappresentazione dei nostri spaesamenti” (dalla quarta di copertina).
Intervistato in occasione dell’uscita della traduzione italiana del suo libro dal quotidiano La Repubblica, ha risposto così alle domande:
– Resterà a Londra anche dopo la Brexit?
“È l’unico posto al mondo che chiamerei ‘casa’ quindi sì, nonostante io abbia votato contro”.
– La scrittura è stata terapeutica per lei?
“Quando finisci di scrivere non cambi il tuo passato, ma a furia di ripetere le esperienze che hai vissuto sulla carta dimentichi in un certo senso il dolore. È importante tenersi occupati. L’arte, i libri, i film mi hanno salvato la vita”.
Saleh Addonia ha scelto di “dimenticare” l’arabo, per lo meno nella sua forma scritta, ma imparare l’inglese non è stato facile, a causa della sua sordità.
La sua fonte di apprendimento principale è stata la scrittura.
I libri qui citati, e altri libri in lingua originale o in traduzione italiana di scrittrici e scrittori africani, li puoi trovare nella nostra Biblioteca Africana Borghero, ed avere in prestito con lo scambio inter-bibliotecario, rivolgendoti alla tua Biblioteca abituale. Vai alle pagine del nostro sito dedicate alla Biblioteca.
A cura di Maria Ludovica Piombino
Biblioteca Africana Borghero