Di etnia Zulu, nato nel 1936 a Durban, Lewis Nkosi ha passato buona parte della sua vita in esilio. Nel 1961, grazie ad una borsa di studio per Harvard, lascia il Sud Africa. Gesto che gli costa il ritiro del passaporto e un esilio forzato terminato soltanto nel 1994, con la fine del regime segregazionista dell’apartheid. Ha vissuto negli Stati Uniti, in Europa (Inghilterra, Polonia, Svizzera) e in altri paesi africani (Zambia), insegnando letteratura e lavorando come giornalista, drammaturgo, cineasta e scrittore. Si è spento nel 2010 in Sud Africa, a Johannesburg.
È stata la sua attività di giornalista a renderlo sgradito al governo sudafricano. Gli articoli che scrisse negli anni sessanta per la rivista Drum – testata nata a Cape Town con una redazione prevalentemente bianca, ma presto trasferitasi a Johannesburg dove si afferma come punto di riferimento della scrittura giornalistica, letteraria e politica dei neri – vennero tacciati di comunismo, oscenità e blasfemia.
Drum, nonostante gli ostacoli della censura, riuscì a tracciare il pensiero politico e letterario della cultura nera sudafricana e a diventare una voce fondamentale nella lotta contro l’apartheid.
Lewis Nkosi rifiutò sempre ogni compromesso intellettuale, rifiutando l’adesione a modelli europei occidentali e ad uno ostinato tradizionalismo locale, sterile e chiuso. Così, nel 1994, aveva definito il Sud Africa, “un paese di confini, interni ed esterni”.
È stato autore di importanti saggi come Home and exile (1965), Tasks and masks : themes and styles of african literature (1981), tradotti in tutto il mondo.
In italiano è stato tradotto il suo primo romanzo del 1986 Mating birds (Sabbie nere, Edizioni Lavoro, 1988), una storia d’amore tra un uomo di colore e una donna bianca, destinata a terminare nel tradimento e nella tragedia.
Nel 2008 l’editrice Giunti traduce Il complesso di Mandela, le vicende tragicomiche di Dumisa Gumede, un giovane del villaggio di Mondi (Natal) che negli anni Sessanta studia alla missione locale, gestita da un pastore scozzese. Dumisa fa la guida turistica per i bianchi e alterna l’attività di indefesso seduttore alla sconfinata ammirazione per il suo eroe, il latitante Nelson Mandela.
Nkosi ritrae un Sud Africa che scricchiola e che neppure Mandela, con tutto il suo carisma, riuscirà a tenere insieme.
Vicino alle posizioni di Chinua Achebe e Wole Soyinka, vide l’inizio della degenerazione dell’Africa nel cosiddetto “colonialismo buono”.
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A cura di Ludovica Piombino, Biblioteca Africana Borghero
Foto: Wikimedia; Alf Khumalo