Fin dall’uscita del suo primo romanzo, Bom dias Camaradas! (Buon giorno compagni, Iacobelli edizioni, 2011), Ndalu de Almeida, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Ondjaki (“Guerriero” in lingua umbundu) , si è presentato come una voce originale del continente africano.
Tradotto in molte lingue, ha vinto riconoscimenti importanti, tra i quali il José Saramago Prize come miglior autore in lingua portoghese.
Nato a Luanda, Angola, nel 1977, ha studiato sociologia all’Università di Lisbona e oggi vive tra Luanda (Angola) e Rio de Janeiro (Brasile), due Paesi ex colonie portoghesi.
Parlando della letteratura africana ha detto: “Bisogna comprendere che lo scrittore africano non è più quello che riproduce i racconti ascoltati davanti al focolare della nonna. L’Africa ha fatto più passi avanti di quello che si crede e le nuove generazioni recepiscono ogni tipo d ‘influenza. Sia quella delle proprie radici, sia quella che arriva dal mondo esterno. Giovani artisti africani, soprattutto nella pittura, nella musica e nel teatro, alternano oggi la loro attività locale con esposizioni internazionali. E magari lo fanno in piccoli locali ma portano la loro arte a Parigi, New York, Amsterdam. Ovunque”
L’editrice Il Lavoro ha pubblicato due suoi romanzi: nel 2005 Il Fischiatore, e nel 2006 Le aurore della notte. In entrambi i racconti, l’atmosfera è corale, nella sua scrittura si sente la voce della gente.
Ondjaki usa un linguaggio vivo, semplice. Racconta storie che ha vissuto personalmente o che ha ascoltato da amici, familiari. L’elemento dell’oralità – la continuità con la tradizione africana delle origini – fa parte del suo stile.
Con Nonnadiciannove e il segreto sovietico (Il Sirente, 2015) siamo in Angola dopo la morte di Agostinho Neto. Sulle spiagge di Luanda, i sovietici stanno costruendo un grande mausoleo in onore del Compagno Presidente angolano. L’opera è sul punto di essere terminata, e tra le anziane inizia a circolare la voce che la riqualificazione dell’area circostante al mausoleo comporterà la distruzione delle case e il trasferimento dei loro abitanti.
Con l’aiuto dei suoi amici Charlita e Pi (che tutti chiamano 3.14), del dottor Rafael KnockKnock, del Compagno Gas Jockey, del sensuale Gudafterov e di un fantasma, si decide di far esplodere il mausoleo per salvare il quartiere dove hanno sempre vissuto.
Vivace, colorato e giocoso come altri romanzi di Ondjaki, Nonna Diciannove e il segreto del Sovietico è una affascinante romanzo di formazione che segna la sua maturità artistica.
Ondjaki non è stato molto tradotto in italiano, alcuni dei suoi romanzi sono editi in francese o in inglese, oltre che in portoghese. Tra questi i libri per ragazzi, A bicicleta que tinha bigodes (2011), Uma escuridão bonita (2013).
La sua innegabile fantasia,la sua predilezione per il racconto e il mondo dell’infanzia – spesso i protagonisti delle sue storie sono bambini, simbolo dell’età dell’oro, del passato precoloniale – lo rendono un autore sensibile e delicato, attento al passato e alla storia africana e angolana.
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A cura di Ludovica Piombino, Biblioteca Africana Borghero