P. Mauro Armanino ha tradotto e raccolto in un volume i contributi settimanali che i nostri lettori leggono regolarmente nel suo blog, ospitato dal nostro sito.
Vi proponiamo alcuni brani dell’introduzione del libro.
È col passare del tempo e dei miei vari “vagabondaggi” che ho imparato cosa è un confine. Pareti, filo spinato, carta, sguardi, parole, culture, lingue e religioni possono essere trasformati in una barriera insormontabile o in una “apertura” verso un mondo sconosciuto. Il fatto, quindi, di accompagnare il transito di ritorno di centinaia di migranti mi ha insegnato la “mobilità” delle frontiere! Anche loro, proprio come le persone, si muovono in base a chi ha il potere di farle muovere.
In un recente articolo, il cartografo Philippe Rekacewicz, ha sintetizzato il dispositivo per controllare la mobilità di parte della popolazione africana da parte dell’Europa su tre frontiere.
Il “confine”, ovvero la linea “Schengen”, di cui il Mar Mediterraneo è il simbolo, il più mortale.
Il “post-confine”, costituito da dozzine di campi di detenzione di migranti e rifugiati sparsi per l’Europa.
Il “pre-confine”, che simboleggia gli accordi conclusi tra l’Unione Europea e i Paesi da essa subappaltati: questo confine molto reale si trova in Africa!
L’ultima frontiera, quella che dà il titolo a questa raccolta, è quella che ognuno di noi porta dentro di noi, con pregiudizi, idee, scelte e omissioni. È da questo confine molto “mobile” che i diversi articoli di questo opuscolo diventano l’eco e il “pianto”, che fuoriesce dalla sabbia e ritorna sulla sabbia per un’ultima migrazione.
P. Mauro Armanino, Niamey