Avrà portato anche in paradiso la sua allegria, il suo ottimismo infinito, la sua voglia di fare festa.
È morto a 90 anni a Cape Town, nell’Oasis Frail Care Centre, dove era stato ricoverato dopo che le sue condizioni di salute sono peggiorate.
Figlio di un maestro elementare e di una lavandaia, è nato e cresciuto a Klerksdorp, 150 km da Johannesburg.
Nel 1984 ha ricevuto il Nobel per la pace, per la sua instancabile opera a favore dell’abolizione dell’apartheid e la riconciliazione tra le comunità del Sudafrica: bianchi, neri, nativi, asiatici.
“Se siete neutrali in situazioni di ingiustizia, avete scelto la parte dell’oppressore”: questa sua frase riassume tutto il suo pensiero, l’impegno di tutta una vita, la lotta per la giustizia, l’inclusione, la fine della discriminazione, una lotta non-violenta, fondata su un profondo senso religioso.
Pastore e poi vescovo della Chiesa anglicana sudafricana, ha ideato e diretto nel 1995 la Commissione per la Verità e la Riconciliazione, che tanto ha contribuito a costruire quella “Nazione arcobaleno”, dopo la fine dell’apartheid e l’elezione di Nelson Mandela come primo presidente di tutti i sudafricani.
Non era un tribunale, ma un forum in cui spontaneamente oppressori e vittime potevano incontrarsi, raccontarsi tutta la verità, riconoscere i propri errori, chiedere e ottenere perdono.
“Fai del tuo meglio dove sei: sono quei pezzi di bene messi insieme a vincere il mondo”: così invitava tutti a non coltivare il desiderio di vendetta, ma a dare il meglio di sé nel fare il bene, non il male. Solo così sarebbe potuto nascere un nuovo Paese e una nuova società.
P. Marco Prada
Leggi nel nostro sito l’articolo di Silvia Turrin: Tutu, un cammino con i più deboli
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