Nel mese di marzo, presso la casa SMA di Genova, si è tenuto un Campo Formazione Tirocinanti, che ha visto coinvolti oltre 30 ragazzi scout aspiranti capi. Le due giornate sono state intense e piene di emozioni. Tra i partecipanti, Maddalena Cogorno, responsabile del gruppo, che ci spiega, in questa intervista, non solo come ha conosciuto la SMA, ma anche il valore di tutte quelle attività che si prendono cura della nostra Casa Comune, su ispirazione dell’Enciclica di Papa Francesco, Laudato sì.
La mia CVX (Comunità di Vita Cristiana, un gruppo di condivisione della quotidianità alla luce del Vangelo e della spiritualità ignaziana) ha voluto rispondere alla proposta di prendersi cura di un pezzo del terreno della SMA circa un anno fa. Così siamo entrati in contatto con la Società e abbiamo iniziato a frequentare fisicamente il giardino, prendendoci cura della nostra porzione di terra e iniziando a conoscere le varie facce che frequentano il luogo.
Chiacchierando con i padri SMA durante una cena, abbiamo captato il loro desiderio di rendere il luogo sempre più aperto alla cittadinanza, vivo e frequentato. Come formatrice di capi scout AGESCI, stavo cercando un nuovo posto dove svolgere il CFT – Campo di Formazione dei Tirocinanti (primo anno da capo scout) della Zona Diamante (centro di Genova): mi è parso che la domanda incontrasse l’offerta e così il nostro campo ha trovato sede alla SMA.
Il CFT genera sempre emozioni di allegria, speranza, entusiasmo. I giovani capi scoprono più a fondo la propria vocazione ad educare, la bellezza di farlo con un progetto e il privilegio di essere accompagnati da un Comunità Capi. La strepitosa giornata di sole nel frutteto della SMA, con il prato inverdito di erba nuova ha fatto da cornice di bellezza, amplificando queste sensazioni e l’ospitalità dei padri (e delle cuoche!) ci ha fatto sentire semplicemente a casa.
Ti occupi anche dell’orto e della cura delle api presso la SMA. Un’attività preziosa, che si può collegare e ispirare alla Laudato sì, l’Enciclica di Papa Francesco sulla cura della casa comune. Quanto è importante per te come persona, come credente e come scout la cura del creato?
La scelta di dedicarci all’orto alla SMA nasce proprio dal cammino della nostra CVX sulla dottrina sociale della Chiesa, in particolare sulla cura del creato.
Individualmente – e sicuramente anche forte del cammino scout – gioisco dello stare all’aria aperta, camminare in montagna, sciare, stare al mare, osservare gli animali, riconoscere le piante, fotografare i fiori: la natura è il luogo per me dell’incontro essenziale con il prossimo, dove la parola diventa più profonda, più leggera e spontanea, e la Parola si impasta alla vita, diventando preghiera, dialogo e relazione con Dio.
“Cuori ardenti e piedi in cammino” è il messaggio che ha caratterizzato le giornate dell’ottobre missionario. Parole tratte dal discorso di Papa Francesco per la Giornata Missionaria Mondiale, in cui ha ricordato a tutti i cristiani il dono di essere “discepoli missionari”, chiamati a testimoniare il suo amore come missionari. “Cuori ardenti e piedi in cammino” si adatta perfettamente all’operato degli scout, è così?
L’episodio evangelico dei discepoli di Emmaus, la domanda che si pongono a vicenda, ricordando il proprio incontro con Gesù “Non ci ardeva forse il cuore quando ci parlava sulla strada?” è perno dei lavori dell’AGESCI in questi ultimi anni. La proposta è proprio quella: vivere insieme la quotidianità (dello scautismo e della vita) con qualità e consapevolezza, per incontrare, Capi scout e ragazze/i insieme, il Signore sulle nostre strade, scoprendolo, magari, proprio come i discepoli di Emmaus, solo “a posteriori”, raccontandosi la giornata. Per imparare a scorgerlo sempre più nei nostri giorni, sentendo vivi e ardenti i nostri cuori, in cammino i nostri piedi.
In qualità di scout, come stai vivendo il cammino sinodale che conduce al Giubileo del 2025? E come vedi il ruolo dei missionari in questo cammino?
Ogni gruppo scout vive il cammino del Sinodo nelle proprie comunità territoriali, a partire dalle Parrocchie, nelle occasioni di confronto proposte nelle relative sedi. Uscita a settembre dal mio gruppo dopo 10 anni di servizio come educatrice, sto vivendo il confronto di quanto sia più difficile, invece, seguire da singola i lavori del Sinodo. Ritengo che sia un’occasione veramente preziosa per tutti!
Penso che i missionari abbiano il “vantaggio” di parlare più con le proprie “opere”, con l’azione sul campo, che con le parole. Questo è un’opportunità molto credibile e semplice di far avvicinare chiunque alla Chiesa. Sicuramente, andando ad incontrare le persone nel mondo, i missionari possono insegnarci uno stile che chiama a metterci in ascolto, aprirci, camminare con chi ci sta vicino.
Intervista a cura di Silvia C. Turrin