Manuel Rui, è nato nel 1941 in Angola, nella città di Huambo, all’epoca ancora chiamata Nova-Lisboa. Di professione avvocato, ha studiato legge all’Università di Coimbra in Portogallo, e ha ricoperto importanti cariche pubbliche, dedicandosi però sempre all’attività letteraria.
Romanziere, poeta, critico letterario, saggista e cantautore, oltre ad aver scritto l’inno nazionale del suo Paese, è stato anche il primo angolano a pubblicare un romanzo dopo la fine del regime coloniale portoghese (Sim Camarada, 1977). Ha collaborato a numerosi programmi radiofonici e televisivi e, oggi, è certamente uno dei narratori in lingua portoghese più letti e apprezzati.
È stato descritto come “il cronista per eccellenza dell’Angola post-indipendenza” attraverso la sua narrativa offre “rappresentazioni sottili, complesse, acute e spesso divertenti dell’Angola sin dai primi anni dell’euforia dell’MPLA, in cui ha svolto un ruolo politico“.
Il romanzo del 1982, Quem me dera ser onda – tradotto in italiano soltanto nel 2006 da La Nuova Frontiera, nella collana Liberamete, con Magari fossi un’onda – è descritto come “un classico della letteratura angolana (e africana lusofona)“.
L’opera affronta in modo satirico i problemi sociali dell’epoca, il carattere comico predomina durante tutta la narrazione e il grottesco emerge dallo strambo intreccio del libro :
Nell’Angola comunista degli anni immediatamente successivi all’indipendenza, Diogo – stufo di mangiare solo pesce fritto e riso, decide di allevare clandestinamente un maiale nel suo appartamento al settimo piano di un edificio alla periferia di Luanda. I figli di Diogo, Zeca e Ruca, si affezionano subito all’animale e aiutano il padre a difendere il loro nuovo amico dai ripetuti tentativi di sequestro da parte del compagno amministratore di condominio e di tutti i vicini di casa. Quello che i bambini ignorano, però, è che anche il padre non vede l’ora di godersi una contro-rivoluzionaria grigliata. Questo romanzo è un’esilarante riflessione sui problemi dell’Africa e sull’assurda burocrazia dei suoi regimi. L’autore riesce a ricostruire il dramma di uno dei più martoriati paesi africani attraverso lo sguardo ingenuo di due bambini, disposti a tutto pur di salvare il loro eroico maiale.
Le opere di Rui sono state tradotte in numerose lingue tra le quali l’inglese, il francese, lo spagnolo, il russo, il tedesco, lo svedese, l’arabo e l’ebraico.
In italiano è stato pubblicato anche Il bambino della cascata (Edizioni Lavoro, 2009):
Una raccolta di racconti con cui l’autore offre cinque vividissimi scorci del suo paese. L’Angola si mostra attraverso la vita ostinata di un popolo che sfida quarant’anni di guerre e di devastazione, in una società in cui l’avanzare imperterrito della modernità contrasta con l’arretratezza delle campagne e delle periferie urbane. Manuel Rui ricuce le trame sfilacciate dei destini della sua gente proponendo personaggi straordinariamente umani, tragici, comici, magici, sprovveduti e lestofanti. I protagonisti dei suoi racconti s’incontrano in storie sul limite della Storia, all’interno di una lingua prodigiosa che porta in sé le tracce e le voci di una realtà sorprendente. Le estorias de conversa (il titolo originale di questa raccolta), sono vicende che vivono nella leggerezza e nella porosità dell’oralità; storielle che passano di bocca in bocca, che si raccontano con la forza e l’ingenuità di chi prova a raccontarsi per sopravvivere.
Manuel Rui ha inoltre pubblicato alcuni libri per bambini.
A cura di Maria Ludovica Piombino
Biblioteca africana Borghero