Martha Nasibù, figlia del degiac Zamanuel Nasibù, nasce nel 1931 ad Addis Abeba, quando la famiglia era al suo splendore, ma a seguito della conquista italiana dell’Etiopia, vivrà in esilio in Italia dal 1936 al 1944, con sua madre e i suoi fratelli.
Otto anni nei luoghi di “villeggiatura” di Mussolini. Sarà però in Francia che condurrà la sua vita artistica di scrittrice e pittrice, frequentando l’Académie des Beaux-Arts a Parigi e stabilendosi a Perpignan, nei Pirenei, i cui paesaggi, ai piedi del monte Le Canigou, le ricordano l’Etiopia, sempre presente nel suo cuore.
Ed è a Perpignan che si spegne nel 2019.
I suoi lavori di pittrice sono oggi esposti nel Museo Nazionale di Etiopia.
Angelo Del Boca, il maggior storico del colonialismo italiano, ha chiesto nel 2005 a Martha Nasibù, principessa etiope, di raccontare la sua non comune storia.
E Martha, diventata in seconde nozze, la marchesa Tortora Braida di Belvedere, pubblica nel 2005 Memorie di una principessa etiope (Neri Pozza), “un libro meraviglioso che ha il grande pregio di condurci in un mondo del tutto sconosciuto a noi occidentali, quello complesso dell’aristocrazia etiopica degli anni Venti e Trenta” (Angelo Del Boca). L’autobiografia è divisa in due parti:
La prima parte, ‘all’ombra del padre’, il degiac Nasibù Zemanuel (uno dei generali etiopi che si opposero a Graziani ed alla conquista italiana), eroe etiope, morto giovanissimo nella lotta.
La seconda ‘all’ombra della madre’, Atzede Mariam Babitcheff, vera roccia della famiglia, che per salvare i suoi quattro figli dai Lager somali o eritrei, ottiene di potersi trasferire in Europa, tra il 1936 e il 1944.
“Agli inizi degli anni Trenta del secolo scorso il Ghebì, il palazzo del nobile Nasibù Zamanuel svetta sontuoso nel centro di Addis Abeba. Circondato da un parco di cinquantamila metri, con alberi di alto fusto e piante ornamentali fatte giungere da ogni parte del mondo, il Ghebì è composto da un’infinità di camere, elegantemente arredate con mobili in stile Luigi XVI e Chippendale, porcellane di Sèvre, immensi arazzi di Beauvais.
Ottanta maggiordomi, domestici, cuochi e giardinieri provvedono alla cura della casa, sotto lo sguardo vigile del degiac Nasibù, bello come un dio con i suoi 185 centimetri di statura, il fisico da atleta, il volto attraente e sereno, le sgargianti divise da generale.
Nella vita del degiac, tutto sembra tingersi di prodigioso e fiabesco…
Un giorno di ottobre del 1935, tuttavia, la bella fiaba termina bruscamente.
Per ordine di Benito Mussolini, le forze armate italiane invadono l’Etiopia. Il degiac Nasibù combatte valorosamente (…) Le forze sono però troppo impari, e il conflitto segna la fine dell’Impero d’Etiopia e dello splendore dei Nasibù.”
Una testimonianza storica ricca di particolari e davvero preziosa.
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A cura di Maria Ludovica Piombino
Biblioteca Africana Borghero