Carissimo zio Eugenio,

quale bel nome più appropriato è stato scelto per te; quanto bene hai generato, quante persone, i più deboli, i più lontani, i più emarginati hai aiutato.

Sei sempre stato fin dalla fanciullezza, un animo gentile e delicato, così ti ricordano i tuoi coetanei, e queste qualità ti hanno sempre accompagnato.

Allo stesso tempo, forte e tenace, hai portato avanti la tua missione; quante volte ti ho detto: “Resta qui con noi, saremo più contenti”, ma tu ci dicevi sempre: “La mia casa è la SMA, devo andare in Africa, là mi spettano”, e partivi sempre felice.

La tua voce squillante, quando annunciava il tuo arrivo: “Sono Eugenio”, ci riempiva il cuore di gioia.

Poi, dopo i lunghi anni in Africa, è sopraggiunta la malattia, che hai accettato come disegno di Dio, che fa parte del percorso della vita. Non ti sei mai lamentato, anche se sappiamo che gli ultimi giorni sono stati di sofferenza.

Con un filo di voce, nelle ultime telefonate, mi hai detto: “State sereni, non preoccupatevi per me, sono in buone mani.”

Sono certa che quello era il tuo saluto per noi, le buone mani sono quelle del Signore che ora ti avrà accolto a braccia aperte.

Ti sappiamo felice accanto a tutte le persone che ti hanno preceduto, e come eri solito dire avrai esclamato al tuo arrivo in paradiso: “Oh che bello !”

La tua nipote Claudia e la tua amata e affezionata famiglia