Mons. Melchior del Marion Brésillac, fondatore della SMA, riconosce di percepire nella propria vita due forti tendenze, una verso l’azione apostolica e l’altra verso la contemplazione.

Egli è un missionario che viaggia e lavora molto per il Regno di Dio. Nello stesso tempo però egli ama fermarsi, guardare e contemplare la natura. Nel suo diario, presenta varie volte le bellezze della creazione. E dalla contemplazione della natura egli giunge alla lode del suo Creatore. Ciò aiuta la sua fede e disseta il suo spirito.

Nel 1842, durante il viaggio in nave che lo porta in India, de Brésillac scrive: “Più di cento volte ho contemplato questa meraviglia della natura al levare e al calare del sole sotto i tropici e ogni volta mi sembrava uno spettacolo nuovo. Immaginate un quadro grande come la metà del mondo, dove è riunito tutto quanto si può pensare di vivacità di colori, di brillanti colorati, di sfumature diverse, contrastanti, opposte per così dire, inconciliabili e tuttavia sposandosi nel cielo con una perfezione, un’armonia impossibile da descrivere e ancora meno da imitare”.

Durante lo stesso viaggio, de Brésillac parla del mare e dice al Signore: “I suoi movimenti proclamano la tua potenza, ogni flutto sembra ridire il tuo nome. La sua profondità è un abisso ben meno impenetrabile di quello della tua misericordia; meno anche dell’abisso del cuore umano che Tu solo puoi sondare”.

Qualche anno dopo, nel 1846, diventato vescovo, il nostro Fondatore è in viaggio verso Ootocamund, una città in alta montagna. Mentre sale insieme alla carovana, contempla il paesaggio incantevole, “che la bella natura offre in ogni luogo al risveglio del mattino, specie quando, al mormorio delle acque si unisce il canto pieno di varietà di un’infinità di uccelli dalle piume smaglianti che volteggiano sugli splendidi alberi e sull’ammirabile vegetazione”.

Mentre attraversa una bella valle si domanda se non vi si potrebbe stabilire un monastero di Trappisti: “La loro predicazione muta potrebbe essere ben più efficace di quella della parola. Il loro stile di vita è di quelli che spingono di più gli Indiani all’ammirazione. L’esempio costante di pazienza, di vita frugale, di mortificazione, di preghiera, (…) produrrebbe certamente  frutti abbondanti”.

Nel 1990 papa Giovanni Paolo II scriverà: “Il contatto con i rappresentanti delle tradizioni spirituali non cristiane, in particolare quelle dell’Asia, mi ha dato conferma che il futuro della missione dipende in gran parte dalla contemplazione (Enciclica Redemptoris missio, n° 91).

P. Bruno Semplicio