È stato il primo arcivescovo di nazionalità nigerina. Oggi regge l’arcidiocesi della capitale, Niger, che però conta solo una piccola minoranza di cristiani, circa 25.000, in una stragrande maggioranza di musulmani.

Nato in una famiglia composta da animisti e musulmani, che vive nella cittadina di Makalondi, al confine con il Burkina Faso, Mons. Laurent Lompo ha oggi 52 anni. Racconta che ha conosciuto il cristianesimo grazie ai padri redentoristi, negli anni ‘80. Fu battezzato nello stesso giorno di sua madre nel 1987.

“Quando decisi di intraprendere il cammino del sacerdozio,  – confidanon volevo dire subito a tutti che ero un seminarista. Perfino la mia famiglia stretta non lo sapeva. Bisognava evitare che, dicendolo troppo presto, non si cercasse di scoraggiarmi .”

Quando però, già seminarista di Teologia, fece la cerimonia della vestizione, suo padre che era rimasto animista, fu molto felice di apprendere che suo figlio sarebbe diventato un prete. Inoltre, confida sempre Mons. Laurent, durante tutti i suoi studi di seminarista fu sostenuto finanziariamente da suo fratello maggiore, che è musulmano.

Per esprimere la sua gratitudine e mantenere il legame con la sua comunità, il giovane seminarista Lompo aveva l’abitudine durante le sue vacanze di vivere al villaggio con la sua famiglia, e di coltivare un campo per sostenere sua madre.

Un legame molto importante perché in effetti l’intera famiglia ora si sente coinvolta nella riuscita della sua missione di pastore della Chiesa Cattolica del Niger: “Da seminarista, a volte al mattino, quando ero stanco e mi era difficile svegliarmi, mio fratello maggiore, musulmano, mi svegliava, e mi prestava la sua moto per andare in chiesa alla messa, che era un po’ distante dal nostro villaggio”.

La sua ordinazione sacerdotale è avvenuta nel 1997. In seguito ha fatto degli studi al Centre Sèvres di Parigi, negli anni dopo il 2000. Nel 2013, papa Benedetto XVI lo ha nominato vescovo ausiliare di Niamey, e due anni dopo, nel 2015, è succeduto sulla cattedra di arcivescovo di Niamey a Mons. Cartateguy, missionario SMA, che ha dato le dimissioni, benché ancora giovane d’età, per permettere che la Chiesa del Niger avesse come suo pastore un proprio figlio.

Tra le preoccupazione di Mons. Laurent c’è la diffusione dell’intolleranza religiosa tra i musulmani: cita la distruzione 45 chiese nel 2015 ad opera di fanatici musulmani, e ancora recentemente l’incendio di una chiesa protestante, come stupida rappresaglia da parte di giovani musulmani male informati, e forse anche manipolati dagli estremisti islamici, dopo che il Parlamento del Niger aveva approvato una legge che impone un certo controllo sulla vita religiosa.

“Era circolata la voce che faceva credere che si trattava di una legge contro l’Islam””, spiega Mons. Lompo. In effetti, la nuova legge mira a mettere più ordine nell’esercizio del culto in questo paese contrassegnato dal violento estremismo islamista. Ma i cristiani non c’entrano niente con l’approvazione di questa legge, e prendersela con loro è segno di un fanatismo cieco e bruto.

Un altro cruccio del vescovo è il rapimento di p. Pier Luigi Maccalli: oramai sono passati quasi 11 mesi. E più di recente, il 13 maggio, individui armati, probabilmente jihadisti, hanno attaccato il prete della parrocchia di Dolbel, ferendolo, ma fortunatamente salvato dalla polizia.

Adattato da un articolo apparso nel blog Africa-La Croix

Foto: Mons. Lompo con i padri SMA Maccalli, Bazzara e Girotto, e altri preti della diocesi, durante una cerimonia a Makalondi (archivio SMA)