Stamattina nella Basilica di N.S. delle Vigne a Genova si è svolto l’incontro di commemorazione dei caduti in Congo del 22 febbraio del 2021, colpiti in modo vile, senza una vera ragione, da un gruppo di uomini armati: l’ambasciatore italiano in Congo Luca Attanasio, il Carabiniere Vittorio Iacovacci, agente della sua scorta, e il loro autista congolese Mustapha Milambo.

Il primo saluto l’ha rivolto mons. Nicolò Anselmi, vescovo ausiliare: “Ho avuto l’occasione di andare in Congo, nel Kivu, e di conoscere il contesto nel quale questi nostri tre fratelli hanno dato la loro vita, come servitori di pace”.

Suor Natalina, Francescana del Monte, ha ricordato come ha conosciuto Luca e Vittorio: “Li ho conosciuti a Bukavu, nell’ospedale di Kamanyola dove operavo come infermiera, nel martoriato est del Congo. Curavamo molti feriti della guerra civile che da anni insanguina quelle regioni.

Per la prima volta ho sentito che, nonostante tutto, c’era qualcuno che pensava a me, perché Luca, il nostro ambasciatore italiano, spesso mi mandava dei messaggi, chiedendo come stavamo noi suore. Luca, oltre che ambasciatore, era un fratello per noi italiani in Congo. Incoraggiava noi missionari ad andare avanti, ci invitata alla prudenza nei momenti difficili.

Luca è stato un uomo grande e meraviglioso, nei suoi occhi, nel suo sorriso si leggeva la serenità, la pace, la gioia di vivere facendo il bene.

Ho conosciuto anche Vittorio, che veniva a Bukavu con Luca. Era l’ombra di Luca. Ci diceva sempre: sono qui per proteggere Luca e aiutarlo a svolgere il suo compito di ambasciatore.”

In un messaggio video-registrato, Salvatore Attanasio, papà di Luca, ha detto ai presenti: “I missionari in Congo ci hanno testimoniato che nostro figlio aveva una capacità speciale di ascoltare i bisogni della gente. E poi diceva a se stesso: io devo fare qualcosa per questa gente. Nostro figlio è stato un gigante di umanità e di generosità. Riusciva a coniugare molto bene il suo essere diplomatico con i valori umani”.

Il Colonnello Gianluca Feroce, Comandante Provinciale dei Carabinieri ha delineato la figura del suo collega Vittorio Iacovacci: “Vorrei ricordarlo come un uomo che con il suo sacrificio ha incarnato quelli che da sempre sono i valori dell’Arma dei Carabinieri, valori umani, spirituali, universali. Non ha scelto di fare l’eroe, ma ha scelto di vivere una vita densa di valori”.

L’assessore Pietro Piciocchi, rappresentando il sindaco di Genova, ha affermato: “Rendiamo onore a questi caduti, che, come amministratore pubblico, mi provocano: penso alla loro dedizione, alla loro fedeltà alle istituzioni, alla loro umanità. I giovani di oggi hanno bisogno di ideali. Di Luca, Vittorio, Mustapha dobbiamo parlare in famiglia, nelle scuole, delle parrocchie, nelle istituzioni educative. Sono figure che ci danno una straordinaria speranza, in questi momenti molto difficili che stiamo vivendo”.

E per ultimo p. Grégoire, agostiniano, della cappellania dei congolesi cattolici in Italia: “Noi congolesi abbiamo un debito grande per tutto quello che Luca ha fatto nei quattro anni passati in Congo. Lui, Vittorio e Mustapha sono martiri della carità, come li ha definiti il Nunzio Apostolico in Congo. Luca amava dire ai bambini e a tutta la gente che incontrava nel mio Paese: ‘noi siamo qui per voi’.

Allora portiamo avanti tutti insieme il sogno di Luca, il suo impegno, collaboriamo tutti insieme con l’Associazione Mama Sofia, fondata da Luca e dalla moglie Zakia, promuoviamola nei nostri ambienti. Facciamo qualcosa anche noi, perché i valori che hanno testimoniato Luca, Vittorio e Mustapha possano crescere nella nostra società”.

A cura di p. Marco Prada

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