Condividiamo questo Articolo uscito sul sito del Festival della Missione in cui si parla del bellissimo progetto denominato “Murales por la Paz”. Crediamo fermamente nella costruzione di un mondo basato sulla Pace. L’Arte può contribuire a essere veicolo di dialogo e fratellanza.

«Bueno, fue bastante movido este tiempo…». Inizia così il racconto del giovane argentino Cristian Daniel Camargo, per aggiornarci sulle nuove tappe di Murales por la Paz.

Il progetto, sostenuto dal Festival, porta colori e speranza nelle comunità attraverso l’arte quale strumento di pace e fraternità. Dopo le tappe italiane, dallo scorso dicembre ha viaggiato per tutto il Kenya, tra Nairobi, il Lago Turkana e Mombasa, dipingendo con la gente del posto, condividendo storie e la quotidianità.

L’esperienza è iniziata a Nairobi, dove i primi murales sono stati realizzati insieme alla comunità ispanofona, in preparazione alla festa della Vergine l’8 dicembre.

«Abbiamo dipinto un murale della Vergine di Guadalupe, patrona dell’America Latina, mettendolo in relazione con le comunità e le esperienze di chi lavora qui nelle missioni».

Un’immagine che si è intrecciata con le storie di chi vive lontano da casa, ma trova nell’arte uno spazio di identità e comunità.

Un’altra tappa significativa è stata Familia ya Ufariji (Casa della Consolazione in lingua swahili), casa d’accoglienza per bambini e ragazzi di strada fondata nel 1998 dai Missionari della Consolata a Kahawa West, nella periferia di Nairobi, che offre loro istruzione.

Qui il progetto ha dato vita a un mural all’interno della piccola scuola. «Abbiamo trascorso l’intera giornata con loro, giocato, fatto tantissime attività». Il tempo condiviso con i bambini ha reso l’esperienza ancora più intensa: il gioco, la condivisione e la gioia di creare insieme hanno trasformato una giornata di pittura in un momento di festa.

Ma è viaggiando verso il nord del Kenya, al Lago Turkana, che l’incontro con le culture locali si è fatto ancora più profondo. Due giorni di viaggio, condiviso con il missionario laico colombiano Francisco Martínez, attraverso strade sterrate hanno portato il progetto nel villaggio di Loiyangalani, la missione più settentrionale della Consolata, dove convivono tre tribù: El Molo, Samburu e Turkana. Lì, la pittura si è intrecciata con la quotidianità della gente del posto, e l’arte è diventata un linguaggio universale capace di unire.

La celebrazione del Natale è stata un’esperienza speciale, un mix di musica, danza e preghiera che ha reso il momento ancora più sentito.

«Per la cultura africana, la danza e il canto sono molto importanti, e anche nelle celebrazioni religiose occupano un posto centrale».

Il mural realizzato in questa occasione raffigura un presepe in stile turkana, con le vesti e le caratteristiche proprie della cultura locale. La comunità ha accolto il dipinto con entusiasmo, riconoscendovi un forte legame tra la propria identità e il messaggio universale del Natale.

Scendendo verso il sud del Kenya, Murales por la Paz ha fatto tappa a Wamba, dove, insieme al missionario messicano padre Camacho, hanno colorato il giardino d’infanzia con immagini di animali africani.

Poi, di nuovo a Nairobi, il progetto è arrivato a Kibera, una delle baraccopoli più grandi del continente, dove giovani del posto hanno fondato Kika, un centro culturale che offre laboratori d’arte e musica.

Qui, l’arte non è solo un’espressione creativa, ma un vero e proprio strumento di trasformazione sociale.

«I ragazzi che hanno creato il centro sono partiti dall’idea che l’arte può trasformare la realtà».

Dipingere la facciata del centro è stato un modo per dare maggiore visibilità a un luogo che per molti ragazzi rappresenta una possibilità di riscatto.

L’ultima tappa è stata Mombasa, sulla costa, dove il progetto ha portato il suo messaggio di speranza. Qui, la pittura ha colorato l’ingresso della scuola per bambini, trasformando gli spazi in luoghi accoglienti e pieni di vita.

«La cosa straordinaria dei bambini è che sono sempre entusiasti, allegri e pieni di voglia di partecipare».

L’accoglienza ricevuta in ogni comunità ha confermato ancora una volta il valore dell’arte come strumento di unione, dialogo e speranza.

Fonte: Festival della Missione