In Centrafrica, il mese di dicembre è stato contraddistinto da alcune celebrazioni importanti, come la festa della Repubblica (1° dicembre) e per la comunità cristiana la festa di Natale e ancora altri festeggiamenti tra il 31 dicembre e il 1° gennaio. Don Michele ci racconta come hanno vissuto questi giorni speciali i pigmei della Missione di Monasao.

I bambini a Monasao sono tantissimi.  Per le feste di fine anno girano per il paese chiedendo una caramella o qualche cosa da mangiare, dopo aver cantato e augurato alla famiglia buon anno nuovo.

Nel 2024 ho celebrato il mio terzo Natale a Monasao e se dovessi scegliere alcune parole per riassumere il modo nel quale viene vissuto nel nostro villaggio, le parole sarebbero semplicità e povertà. Grazie a queste parole, che qui prendono vita, il Natale a Monasao si estende anche al resto dell’anno… e spiego il perché.

Metà del nostro villaggio è abitato dai pigmei Bayaka, la maggior parte dei quali vivono in capanne (chiamate hutte) che somigliano tanto al presepe. Capanne semplicissime che i Bayaka realizzavano in foresta nei loro accampamenti temporanei, come popolo semi-nomade che si spostava a seconda della stagione, per svolgere la loro attività principale: la caccia.

Avendo la legna necessaria e le foglie, in una giornata possono costruire le loro capanne. Sono di piccole dimensioni, a forma semi-sferica, con una piccola entrata, da dove ogni mattina ed ogni sera escono ed entrano tutti i membri della famiglia, anche dieci persone. Alla sera, nel centro della capanna, accendono un piccolo fuoco per scaldarsi e allontanare gli insetti. E quando arriva Natale, anche in chiesa viene preparata una piccola hutte, nella quale viene posta la famiglia di Nazaret.

La gioia di questa festa pervade tutta la celebrazione in Chiesa, con moltissimi canti, danze, e i doni in natura che la gente porta all’offertorio. Se ogni domenica nella messa è tanta la gioia dell’incontro con il Signore, ancora di più questo accade nella festa del Natale.

Non ci sono molte cose, come in Italia: solo qualche addobbo in chiesa, fatto di semplici disegni, pezzi di carta (a volte carta igienica) e qualche palloncino (se si trova); il tutto appeso ad un filo, qualche ramo di palma, e la capanna con Maria, Giuseppe e il bimbo Gesù, trasformano la chiesa per celebrare ancor più solennemente il Natale.

Il messaggio per la giornata mondiale dei poveri di quest’anno aveva come titolo: “La preghiera del povero sale fino a Dio”.

Papa Francesco citava il libro del Siracide che afferma:

“La preghiera del povero attraversa le nubi, né si quieta finché non sia arrivata; non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità”.

Questa è la nostra preghiera qui a Monasao e negli altri villaggi della missione.

Nessun pranzo della Vigilia, nessun pranzo del 25 per le famiglie a Monasao, se non il solito menu: manioca, foglie di cocò, per qualche privilegiato un pezzo di carne… e il pranzo è servito. Nel pomeriggio del 25 organizziamo un pranzo per i più anziani, che spesso sono i più poveri. Un’occasione di incontro, con un bel pezzo di carne ciascuno per accompagnare la manioca, qualche canto insieme e il Natale è celebrato nella semplicità e nella povertà. Di questo rendiamo grazie a Dio!

don Michele Farina



Questa lettera è pubblicata anche sul n. 170 della rivista SMA di animazione missionaria Il Campo

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