Un libro che racconta, con ironia e ritmo, la costruzione della propria identità italo-rwandese in una Bergamo profondamente razzista, ferma e arroccata nei pregiudizi.

Nanirazzismi, come li definirebbe l’intellettuale camerunense Achille Mbembe. Piccoli razzismi quotidiani, a partire dal titolo, Negretta. Quasi un diminutivo che tuttavia indica distanza, discriminazione, superiorità.

Il linguaggio che usiamo non è mai innocente, definisce e ci definisce. Marilena, madre Rwandese e padre italiano, ha alle spalle la storia del genocidio tra Tusi e Hutu, il ritorno in Italia, il nord Italia, la provincia, l’esclusione, la scuola, i compagni, la lingua, il dialetto.

Le tensioni violente in casa, la camera come rifugio e micro universo. L’adolescenza e una sola amica, Latte e lei, Caffè. Tra le amiche inizia una ribellione contro l’ottusità delle persone, dei professori, dei compagni di classe.

E Marilena inizia a definirsi, a trovare gli aggettivi che la descrivono. La sua vita è un’avventura quotidiana, per resistere, per non sparire nell’indifferenza che fa credere di non valere nulla, di essere soltanto quello che gli altri pensano di te.

Non c’è un lieto fine, la vita di Marilena continua, come continua la battaglia contro i razzismi quotidiani, le parole ignoranti, la forza del gruppo.

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Maria Ludovica Piombino, Biblioteca Africana Borghero

Il libro: Marilena Umuhoza Delli, Negretta: baci razzisti, Roma, RedStarPress, 2020, pp.189, Euro 16