Moses Isegawa (pseudonimo di Sey Wava) è uno scrittore ugandese nato a Kampala nel 1963. I suoi romanzi riflettono spesso la situazione politica dell’Uganda e in particolare i tumulti politici. Scrive il suo primo romanzo, Abyssinian Chronicles, (Cronache africane, Sperling & Kupfer, 2002) in inglese e lo ambienta negli  anni ‘70 e ‘80080, durante la dittatura di Id Amin (1971-1979). Il romanzo viene pubblicato per la prima volta ad Amsterdam nel 1998 e vende più di 100.000 copie e facendo guadagnare a Isegawa un’ampia attenzione, anche in campo internazionale.

Il romanzo successivo, Snakepit esce nel 1999 (La fossa dei serpenti, Frassinelli, 2002) ed è ambientato sempre negli anni della dittatura ed è caratterizzato da un’attenta analisi del male e della corruzione.

Isegawa ha insegnato storia a Kampala prima di partire per l’Olanda nel 1990 dove ha vissuto per più di 15 anni a Beverwijk, una piccola cittadina vicino Amsterdam. Nel 2006 è tornato in Uganda.

Cronache africane (Sperling & Kupfer, 2002). L’Io narrante di questo romanzo è Mugezi, giovane uomo dall’intelligenza lucida e dallo spirito acuto, nato in un villaggio ugandese agli inizi degli anni Sessanta. Tanto la sua infanzia è libera e selvaggia ( circondato da innumerevoli zie e zii, ognuno descritto con vivacità e precisione), quanto la sua adolescenza è segnata dalla rigida disciplina del seminario e della difficile convivenza con i compagni. Una volta superate queste esperienze, altre lo aspettano, tra speranze e delusioni, conquiste e amarezze, decide poi di partire per Amsterdam e ricominciare tutto daccapo. 

La fossa dei serpenti (Frassinelli, 2002), Kampala, nei turbolenti anni Settanta. Bat Katanga torna in patria dopo una lunga esperienza da studente all’università di Cambridge. La formazione europea ha raffinato la sua intelligenza, ma ne ha fatto, nell’Uganda di Idi Amin, un uomo incapace di percepire i segnali e i codici del nuovo ambiente. Attraverso le vicende dei protagonisti, si dispiega la rovina di una nazione descritta con un distacco quasi cinico; l’emblema di come il colonialismo prima, e le aberrazioni della dittatura poi – tollerata o incoraggiata dal resto del mondo – abbiano distillato i loro veleni fin nelle pieghe più profonde delle relazioni umane, riducendo tutto a sospetto e violenza e trasformando la vita pubblica e privata in una fossa di serpenti.

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A cura di Ludovica Piombino, Biblioteca Africana Borghero

Foto: Foreign Policy; Edirisa.org