Elizabeth Zandile Tshele, conosciuta con lo pseudonimo di Noviolet Bulawayo, è una scrittrice dello Zimbabwe, nata a Tsholotsho nel 1981.
Il nome d’arte è un omaggio alla madre Violet, scomparsa quando lei aveva soltanto diciotto mesi – “no” significa “con” in lingua sotho – e a Bulawayo, il luogo dove è cresciuta e seconda città dello Zimbabwe. A diciotto anni si è trasferita negli Stati Uniti per studiare scrittura creativa alla Cornell University di New York. Attualmente vive e lavora in California, dove è Stegner fellow alla Standford University.
È stata la prima scrittrice dello Zimbabwe a vincere nel 2011 il Caine prize for african writing, grazie al suo racconto breve Hitting Budapest, pubblicato sul Boston Review.
I suoi lavori sono apparsi su giornali e riviste in Zimbabwe, Sudafrica e Gran Bretagna. L’idea del racconto è stata poi sviluppata nel romanzo che le ha conferito la celebrità, We need no names (Chatto&Windus, 2013, tradotto da Bompiani nel 2014 in C’è bisogno di nuovi nomi), ottenendo numerosi riconoscimenti, tra i quali il PEN/Hemingway award.
È un romanzo su ciò che rimane e ciò che se ne va, attraverso una scrittura veloce come un’onda, incontriamo una molteplicità di nomi e situazioni che cambiano di continuo.
È il racconto dal punto di vista di Darling, che a soli dieci anni deve scontrarsi con il mondo agitato e insidioso dello Zimbabwe.
Darling che con i suoi molti amici affronta straordinarie avventure quotidiane:
“rubano guava, cercano di tirare fuori un bambino dalla pancia della piccola Chipo, e si aggrappano ai ricordi di Prima. Prima che le loro case venissero distrutte dalla polizia paramilitare, prima che la scuola chiudesse, prima che i loro padri partissero per lavori rischiosi all’estero. Ma Darling ha una possibilità di fuggire: ha una zia in America, così decide di viaggiare verso questa nuova terra in cerca della famosa abbondanza americana, ma solo per scoprire che le sue opzioni come immigrata sono terribilmente ridotte”
Con questo romanzo d’esordio, NoViolet Bulawayo ha sorpreso pubblico e critica e ha fatto pensare ai grandi narratori che hanno raccontato l’esilio, da Zadie Smith a Monica Ali .
Recentemente è stato tradotto in italiano il suo racconto, Tanti auguri presidente dell’Africa, inserito nell’antologia Africana, raccontare il continente al di là degli stereotipi (Feltrinelli, 2021).
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A cura di Ludovica Piombino, Biblioteca Africana Borghero
Foto: Wikipedia; Festival letteratura-Gazzetta di Mantova; pagina facebook di African Women Day