L’Africa da diversi decenni rincorre lo sviluppo e un sistema di società che possa offrire condizioni di benessere, lavoro, assistenza sociale diffusa alle sue popolazioni. Ma la distanza tra l’Africa e i paesi più sviluppati invece che diminuire sembra crescere sempre di più. C’è un modo per accelerare la sua corsa? Può l’Africa fare in pochi decenni ciò che l’Europa ha conquistato lungo due secoli? L’adozione e la diffusione della più moderna tecnologia può diventare lo strumento che permetterà ai paesi africani di ridurre il gap che li separa dai paesi più sviluppati? Sono domande complesse, e le risposte sono molteplici.
Fino a non molti anni fa gli economisti e le istituzioni finanziarie internazionali erano concordi nell’affermare che i paesi africani, per spiccare il volo, avevano bisogno di una base solida: dotarsi di infrastrutture moderne e funzionali, e cioè porti, strade, fornitura regolare di energia elettrica, linee di comunicazione veloci e efficienti. Ma i progressi realizzati negli ultimi decenni in questi ambiti sono miseri, e ciò per inefficienza, corruzione, mancanza di capitali, frammentarietà.
Più tecnologia, meno povertà
Oggi però si sta facendo strada una proposta nuova per l’accelerazione dello sviluppo in Africa: l’applicazione delle nuove tecnologie alla realtà africana. Kwabena Frimpong Boateng, ministro della scienza e della tecnologia del Ghana afferma: “Il gap della povertà dei nostri popoli, è un gap tecnologico. Diminuiamo questo gap e anche la povertà si ridurrà drasticamente”.
Molti africani si sono appropriati delle più moderne tecnologie e le hanno applicate alla loro realtà. Non sono progetti faraonici, ma piccole esperienze di creatività e ingegno, che però hanno fatto da volano, innescando un processo di sviluppo durevole che coinvolge diversi attori. Proviamo a scoprirne qualcuna.
High tech per giovani a Luanda
Da parte dei giovani africani c’è molta fame di imparare le moderne tecnologie, per rispondere ai bisogni della loro società, e inventarsi mestieri nuovi che creano sviluppo e ricchezza attorno a sé. Jean Claude Bastos de Morais, imprenditore svizzero-angolano, fondatore di Quantum Global Group, società finanziaria internazionale che investe in talentuosi progetti africani, ha istituito un premio per la migliore innovazione africana dell’anno. A Luanda ha creato un high-tech hub, un polo produttivo ad alta tecnologia.
Quando ha fornito delle moderne stampanti 3D ai giovani tecnici che vi lavorano, si è stupito di come questi si siamo immediatamente messi a smontare quei macchinari che vedevano per la prima volta. “Separavano i vari pezzi e li rimettevano insieme – dice – poi lo rifacevano in modo diverso. Oggi se una macchina si guasta, sanno come ripararla o adattarla basandosi sull’intuizione, proprio come si smontano e si adattano i pezzi di una moto o di un’auto.”
Energia rinnovabile per tutti
Esperienze attuate in paesi africani diversi dimostrano che una piccola iniezione di tecnologia in sistemi e processi economici tradizionali fa scatenare rapidi meccanismi di innovazione, che fanno sperare che il famoso gap sia colmabile.
“Non si può avere un’economia del 21° secolo senza energia e connettività”, dice Erik Hersman, fondatore di diverse start-up in Kenya. “Ma se li hai, sarai in grado di fare qualsiasi altra cosa”. E cominciamo allora dalla produzione di energia elettrica. È un fatto noto che in nessun altro posto del mondo l’energia è così cara e così carente come in Africa. I continui black-out fanno perdere al Ghana 2 punti percentuali del suo Pil, ha calcolato la Banca Mondiale. Un’opportunità nuova si è creata con il crollo dei prezzi del fotovoltaico, oggi alla portata di tutti. L’energia solare è sfruttata soprattutto nelle aree rurali, dove il costo dell’elettrificazione tradizionale è proibitivo.
Il villaggio elettrificato
La società kenyana M-Kopa ha realizzato dei sistemi fotovoltaici che forniscono energia alle case dei villaggi in cambio del pagamento di una bolletta che si adatta alle necessità di ciascuno, e che è molto meno cara di quella tradizionale. I contadini ora hanno luce, presa di corrente, e il loro telefonino sempre carico, e sempre disponibile per accedere ai servizi della telefonia mobile, come pagamenti, informazioni agricole, e servizi di tele-sanità. Sistemi solari più potenti possono alimentare i mulini per il mais e la manioca, e i piccoli macchinari degli artigiani, come saldatrici, torni, piallatrici. Studi di settore hanno calcolato che un villaggio elettrificato con il solare vede aumentare del 13% il reddito delle sue attività.
Il telefonino cambia la vita
Telefonia mobile e internet hanno rivoluzionato l’economia dei paesi occidentali, e lo stanno facendo in modo più rapido in Africa. Le antenne telefoniche sono spuntate su palazzi e colline in tutta l’Africa, e il tasso di copertura del segnale è oggi altissimo. Le statistiche dicono che un aumento del 10% della copertura genera un aumento dell’1% del Pil. Perché stimola le piccole attività economiche: tra il 2008 e il 2014, duecentomila famiglie kenyane sono emerse dalla povertà, aiutate nel loro minuto business dai pagamenti via cellulare.
Internet è ancora in ritardo, solo il 25% degli africani ne possono disporre, ma oggi si espande a passi da gigante. Ed è qui che si sbizzarrisce la creatività africana: come fare per offrire il segnale di banda larga a prezzi imbattibili, là dove le fibre ottiche non arriveranno mai? Imprenditori dell’Africa orientale hanno scoperto il modo: per mezzo del Wi-fi via radio. Una stazione radio costa meno di 1.000 dollari, e poi le sue onde sono gratis, ed ha una copertura di un raggio di 50 e più km, anche in zone rurali. Così anche se internet veloce costa nelle città africane 20 volte più che a Londra, con il Wi-fi radio si può navigare quando e per il tempo che si vuole, e in base a quanto si vuole spendere.
Un app fa aumentare i rendimenti agricoli
L’agricoltura è un campo immenso in cui le nuove tecnologie stimolano l’innovazione. Progetti di cooperazione tra università occidentali, e centri agricoli di ricerca e start-up in Africa hanno già permesso la creazione di apposite app per smartphone, semplici e pratiche. Attraverso di esse i contadini possono ricevere assistenza e informazione, mentre la raccolta dei loro dati su clima, produzione, uso di input agricoli, sementi, irrigazione, prezzi, permette al server centrale di elaborare modelli che saranno ancora a loro beneficio, fornendo loro gli strumenti personalizzati per aumentare la produzione, scegliere il momento opportuno per vendere, selezionare il fertilizzante più efficace. Tutto questo si concretizza nell’aumento del loro reddito e nell’evoluzione verso un’agricoltura moderna, ma sempre in mano ai piccoli produttori. È ciò che fa la multinazionale Olam, che si mantiene in contatto via app con i coltivatori di cacao, aiutandoli con brevi messaggi interattivi a migliorare il loro prodotto e guadagnare di più.
Esami medici con lo smartphone
Altro campo di intervento delle nuove tecnologie è la salute. Le app mediche non si contano: le ong Amref e MSF ne hanno diffusa una che permette alle ostetriche dei villaggi di valutare le condizioni della partoriente, o di diagnosticare malattie come malaria, polmonite, asma, con l’uso della macchina fotografica del telefono, inviata e elaborata dal server centrale. La IBM in Sudafrica raccoglie allo stesso modo dati e invia informazioni sul tipo di Tbc resistente agli antibiotici. E sempre in Sudafrica sono stati costruiti dei robot che assistono i malati di Aids che si recano nei centri specializzati, e proteggano dal contagio il personale sanitario.
P. Marco Prada
Foto: ARED; Thérèse Izai; africanfarming.net; globaldaily.com