Padre Rafael Casamayor è missionario nella piccola comunità cristiana di Dosso, in Niger, distante oltre 100 chilometri dalla capitale Niamey.

Il sacerdote della Società per le Missioni Africane ha raccontato all’Agenzia Fides della nascita di “Kaaryan ma dumi“, organizzazione dedicata ai bambini e adolescenti non vedenti e ipovedenti – quasi un centinaio – delle comunità di Dosso e Gaya.

Kaaryan ma dumi significa “Che la luce splenda sempre“.

L’organizzazione, che si occupa di cure oftalmologiche e di educazione, è sorta dall’unione di due associazioni già attive in Niger: una è Zankey Handuriya, che fornisce servizi ai giovani con disabilità visive provenienti da famiglie indigenti, aiutando al contempo le persone a raggiungere l’indipendenza economica; l’altra è una Ong non a scopo di lucro chiamata CIES, acronimo di Centre des Initiatives et de l’Entraide Sociale (Centro delle Iniziative Sociali e di Mutua Assistenza), con sede a Gaya, che è anche scuola per non vedenti.

Gli operatori di entrambe le associazioni hanno deciso di unire le loro attività dando vita all’organizzazione Kaaryan ma dumi. L’intento è quello di offrire maggiori e accurati servizi, per migliorare sempre di più le cure ai bambini.

P. Rafael Casamayor ha riferito a Fides che “a Gaya è stata acquistata una casa ed è già operativa, un’altra è in allestimento a Dosso e contiamo di aprirla a breve per poter preparare un buon programma di formazione durante l’estate”.

L’iniziativa intende portare “Luce” a bambini e adolescenti non vedenti e ipovedenti.

Come ha sottolineato a Fides, Dieudonné, tra coloro che lavorano presso la struttura di Gaya, la nuova organizzazione intende portare: “Luce per vivere, crescere, amare e prepararsi per il futuro. I bambini si illuminano non appena percepiscono interesse, affetto e rispetto per la loro condizione.”

Le due associazioni lavorano sull’inserimento sociale di questi ragazzi, in generale considerati dalle famiglie e dalla società come un peso o, addirittura, una maledizione.

“Dopo diversi anni di esperienza, per ottenere il risultato che vediamo oggi c’è stato un grande lavoro sensibilizzazione, promozione umana e inclusione sociale dei bambini, oltre ad un lungo e complicato lavoro di formazione. I risultati finora raggiunti sono positivi se si tiene conto del cambiamento di mentalità avvenuto tra i genitori, nella società e negli stessi ragazzi.”

“Pochi giorni fa siamo stati invitati ad un incontro sul sistema educativo del Niger con l’obiettivo di formare un gruppo di lavoro sull’educazione nella regione del Dosso”, dice Dieudonné a Fides. “Abbiamo potuto verificare la gravità del problema educativo che viene ignorato dalle grandi ONG e anche dallo stesso Ministero dell’istruzione. La bella notizia è che avremo un nuovo centro “Ville de Sádaba”, la città di Padre Rafael che collabora da sempre con noi. Lo stiamo allestendo e riorganizzando. Che l’amore e la solidarietà che proviamo per questi bambini si intensifichino e non smettano mai di unirci.

Padre Rafael, sin dal suo arrivo in Niger, ha voluto e vuole stare accanto alle persone abbandonate e indigenti.

Il progetto di aiutare i bambini e gli adolescenti non vedenti è nato quando si recò in una scuola. In quell’occasione, una bambina di nome Hamida, ha recitato per lui una poesia, dal titolo “Domani la luce”.

Quel gesto, quelle parole e quell’incontro hanno toccato profondamente il cuore di Padre Rafael. Grazie anche alla direttrice della scuola e dell’ispettore scolastico, Padre Rafael ha avviato un progetto di sostegno per cinque bambini non vedenti, le cui famiglie sono economicamente svantaggiate. In questi anni, grazie a volontari e personale esperto, sono stati aiutati altri bambini, attraverso corsi di lettura e scrittura Braille, esercizi di orientamento, giochi per non vedenti, laboratori di apprendimento di strumenti musicali.

Il golpe in Niger, le sanzioni e la difficile situazione economica moltiplicano gli sforzi per aiutare i piccoli non vedenti.

Ma la fede, la comunione e la speranza nel cuore sostengono Padre Rafael e la piccola comunità di Dosso in questo encomiabile lavoro.

(a cura di) Silvia C. Turrin

foto: associazione CIES