La Giornata Mondiale della Pace apre ormai da 56 anni il calendario di un nuovo anno e per contagio tutto il mese di gennaio si tinge di Pace. Messaggi e auguri su ogni tipo di piattaforme digitali si intrecciano per tessere la nuova tela dell’anno con auspici di Pace.
Nel mio album dei ricordi missionari c’è una istantanea di un primo gennaio in cui ho dato il nome di Ireneo e di Irene a due gemellini. Spiegavo ai genitori e alla comunità riunita in assemblea proprio in quell’inizio di un anno che non so, che l’origine greca di quei nomi è PACE. Quei due bambini li incaricavo di ricordare a tutti coloro che li avrebbero chiamati per nome e presi per mano, che la Pace va invitata, sperata, accolta e accompagnata con amore.
Da quando sono tornato dal mio esilio di sabbia (leggi sequestro) la parola Pace credo sia la più ricorrente nel mio vocabolario di testimone. Dal silenzio del deserto in cui sono stato confinato per oltre due anni, ho meditato e cercato dentro di me una strada alternativa alla guerra. La strada che ho trovato ha il nome di fraternità. Sì, sono convinto che la pace e il mondo nuovo nascono quando ci scopriamo tutti fratelli.
Dialogo e incontro
Nel deserto della prigionia ho visto che l’essenziale nei conflitti è il dialogo e l’incontro, mai lo scontro. Le guerre non risolvono mai i conflitti e producono sempre tante vittime innocenti. Sono stato risucchiato dentro un conflitto armato come ostaggio e ho visto da vicino questo mondo oscuro. Oggi sono libero ed è per me una responsabilità gridare il desiderio di pace di tanti uomini, donne e bambini a cui è stata sequestrata la pace. Essere libero mi impegna ad offrire a tutti una parola che generi pace e vita.
Concrete azioni di pace per vivere il nuovo anno come costruttori di pace, ci sono suggerite dal messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace 2023.
Papa Francesco si chiede:
“Cosa, dunque, ci è chiesto di fare? Anzitutto, di lasciarci cambiare il cuore (…) Non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un ‘noi’ aperto alla fraternità universale e alla salute pubblica per tutti; promuovere azioni di pace per mettere fine ai conflitti e alle guerre che continuano a generare vittime e povertà; prenderci cura in maniera concertata della nostra casa comune e attuare chiare ed efficaci misure per far fronte al cambiamento climatico; combattere il virus delle disuguaglianze e garantire il cibo e un lavoro dignitoso per tutti. Lo scandalo dei popoli affamati ci ferisce. Abbiamo bisogno di sviluppare, con politiche adeguate, l’accoglienza e l’integrazione, in particolare nei confronti dei migranti e di coloro che vivono come scartati nelle nostre società”.
Liberate la pace è l’auspicio che faccio mio-impegno per questo anno 2023, insieme alla preghiera quotidiana a favore della liberazione degli ostaggi nel Sahel per i quali rinnovo il mio invito a non dimenticarli. Buon anno di pace.
P. Gigi Maccalli
Per approfondire leggi il libro:
- Catene di libertà. Per due anni rapito nel Sahel, di Pier Luigi Maccalli, Editrice EMI, 2021, pag. 207, € 14
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