P. Giovanni Benetti ha concluso la sua esperienza nel Centro storico di Genova. È ripartito per l’Africa. Sarà a servizio del seminario SMA in Benin
Dopo dieci anni trascorsi in Italia, di cui sei nella Parrocchia di Santa Maria di Castello, nel Centro storico di Genova, ora è giunto per me il momento di ripartire in Africa.
Partendo, il mio desiderio è anzitutto quello di condividere con semplicità il dono prezioso ricevuto dal Signore: la fede, che dà gusto, serenità e significato alla vita.
In questo momento sto frequentando un corso per formatori in Kenya, dopodiché mi trasferirò a Calavi, in Benin, nel seminario SMA. Mi occuperò, in particolare, dell’accompagnamento spirituale dei giovani seminaristi e terrò per loro alcuni corsi di formazione.
È vero che anche in Italia è sempre più vero che siamo in stato di missione, e l’ho sperimentato nel Centro storico di Genova. Ma non dobbiamo, però, chiuderci nell’unica preoccupazione per la missione di qui, per i problemi di qui: rischieremmo di ripiegarci su noi stessi e di morire annegati in questi problemi.
Dobbiamo, invece, essere lungimiranti e non miopi. Non solo come singoli, ma anche come comunità cristiana, noi riprendiamo nuovo vigore e nuovo slancio tutte le volte che allarghiamo i nostri orizzonti verso gli altri, vicini e lontani. Con il Battesimo noi tutti diventiamo missionari, membri della Chiesa che è inviata a portare il Vangelo a tutte le genti.
La missione non è un settore, una fra le tante attività della Chiesa, che si delega ad alcuni incaricati.
Lo stesso missionario che parte non è un eroe che decide di testa sua di fare fagotto, di prendere la nave o l’aereo e di andare in missione; è, invece, un inviato, un mandato dalla sua comunità cristiana, dalla sua gente e vivrà là, in terra di missione, anche a nome della sua gente; diventerà un ponte fra comunità cristiane sorelle, un segno di comunione fra i popoli.
La vita qui in Kenya non è sempre facile. L’acqua, per fare un piccolo esempio, non è potabile, perché proviene da alcune cisterne costruite all’esterno della nostra casa SMA. L’acqua che beviamo la andiamo a prendere con dei barilotti all’esterno, ma anche quell’acqua va filtrata.
Comunque, non voglio lamentarmi, soprattutto se penso a tante persone che qui a Nairobi, nelle sue immense baraccopoli, stanno cento volte peggio di me. Piuttosto, chiedo al Signore di aiutarmi ad essere dono vivente del suo amore qui dove ora mi trovo.
Con umiltà e coraggio, trepidante, ma generoso, spero così di essere sempre pronto ad accorrere, a soffrire con Lui ogni cosa, a donare gioia a chi è senza speranza.
P. Giovanni Benetti, Nairobi
Guarda il video con l’intervista a p. Giovanni