Zaccheo era il capo di coloro che a Gerico riscuotevano le tasse per conto dell’Impero romano: era ricco, disonesto e odiato.
Doveva pure essere basso, tormentato e intraprendente, se il Vangelo di Luca ci racconta che, saputo che Gesù stava passando da quelle parti, salì su un albero per poterlo vedere.
Arrivato in quel punto, Gesù alzò lo sguardo e si accorse di lui:
“Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua” (Lc 19)
Vistosi scoperto, forse Zaccheo si aspettava una frase diversa, del tipo : “Brutto, disgraziato, ladro, disonesto, scendi subito da quell’albero e facciamo i conti…”
Probabilmente si sarebbe chiuso a riccio, come ci capita quando veniamo giudicati, accusati.
Gesù invece lo chiamò per nome, come se lo conoscesse da sempre e, di fronte al suo invito, Zaccheo scese e lo accolse pieno di gioia. Deve essersi sentito proprio amato.
Cosa sia successo quel giorno non lo sappiamo ma ci sono giunte le parole di Zaccheo che ne testimoniano la conversione, seguite da quelle di Gesù.
“Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto”.
Gesù Gli rispose: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo; il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto”.
Gesù ha pronunciato quelle parole di salvezza dopo l’impegno espresso da Zaccheo, ma credo sia stato il suo sguardo, l’averlo chiamato per nome, il suo atteggiamento aperto e speranzoso a regalare a Zaccheo l’opportunità del cambiamento. Gesù trasmetteva un amore preventivo e fiducioso che riusciva a far germogliare e fruttificare i semi di bene presenti in ogni persona.
Lasciati guardare da quegli occhi, lasciati chiamare per nome, lascia che Gesù parli al tuo cuore facendoti immaginare la persona meravigliosa che puoi diventare…
P. Giuseppe Brusegan
Casa SMA di Feriole