Nacque il 23 giugno 1895 nel villaggio di Giufa (Eritrea). Rimasto orfano di madre a 4 anni, fu affidato dal papà alle suore di Keren, dove manifestò fin da piccolo un grande amore per la preghiera, personale e liturgica. A dodici anni entrò nel seminario cattolico di quella città.
Qui rivelò ai compagni e ai superiori la sua umiltà, mansuetudine, bontà d’animo e carità.
Accudiva ai lavori di cucina e alla pulizia della casa, trasportava dal fiume otri pieni di acqua caricandoseli sulle spalle, soccorreva i bisognosi spesso cedendo loro la sua razione di cibo, negli incarichi di responsabilità mai si imponeva sugli altri, curava con gioia la preparazione delle celebrazioni liturgiche, inoltre nelle vacanze lavorava nei campi per aiutare il padre.
Il 22 settembre 1918 fu ordinato sacerdote. Abbà Haylemariam dedicò i primi sette anni di sacerdozio alla cura pastorale del suo popolo, in particolare i giovani studenti.
Fu sempre attento a cogliere le necessità del suo popolo; mancando i testi scolastici, tradusse e stampò in lingua locale, tigrè, un sillabario, una grammatica, un vocabolario e un compendio di diritto canonico per i sacerdoti etiopi.
Nel frattempo nacque in lui l’ispirazione di un monachesimo cattolico etiopico da affiancare all’opera apostolica: questa sua idea diventerà lo scopo della sua vita. Per attuare il suo desiderio partì, nel 1925, alla volta dell’Italia.
Dopo varie vicissitudini, nell’ottobre del 1930 poté entrare tra i monaci dell’abbazia cistercense di Casamari (Frosinone) che accettarono con entusiasmo il suo progetto.
Il nuovo monaco, proveniente da un Paese africano, divenne da subito un esempio trascinante di vita monastica per tutta la comunità di Casamari; dalla sua persona e dai suoi modi, traspariva un ardore e una passione per la vita monastica, che lo fecero subito amare. Assunse il nome di Felice Maria.
Nel 1931 giunse a Casamari un primo gruppo di 12 aspiranti eritrei e etiopi. A quei giovani egli insegnava la lingua liturgica, il ghe’ez, e la spiritualità monastica.
Nel 1933 fu diagnosticata a p. Felice la tubercolosi. A nulla valsero le cure e il trasferimento in un altro monastero dalle condizioni climatiche migliori.
Accettò con serenità l’evidenza del male. Ormai vicino alla morte il 4 aprile 1934 emise la professione solenne diventando definitivamente monaco.
L’ 8 giugno 1934, festa del S. Cuore, morì all’ospedale di Sora (FR).
L’opera da lui tenacemente voluta ed iniziata, continuò dopo la sua morte. La Congregazione Cistercense aprì un primo monastero ad Asmara in Etiopia; i monasteri sono attualmente sei, con un centinaio di monaci divisi fra Eritrea ed Etiopia, dove vivono, lavorano e pregano, secondo gl’insegnamenti della Regola di san Benedetto.
La fama di santità del primo monaco cattolico abissino, crebbe man mano, sostenuta da grazie ottenute per sua intercessione.
Negli anni 1956-60 è iniziato il suo processo di beatificazione, presso la diocesi di Sora e anche quella eritrea di Asmara.
Dopo l’approvazione dei consultori teologi e dei cardinali, il Santo Padre Giovanni Paolo II, nel concistoro del 21 dicembre 1992, ha solennemente dichiarato che il servo di Dio Felice Haylemariam Ghebreamlak ha esercitato, in modo eroico, le virtù teologali, cardinali e tutte le altre con queste connesse.
Si attende ora un miracolo operato per intercessione del venerabile p. Felice, per proseguire la sua ascesa agli altari.