P. Lorenzo è missionario in un angolo sperduto della Liberia. Ambiente difficile, poche opportunità di lavoro, ma può contare su tanti giovani generosi e volenterosi

Cari amici, vi saluto da Foya, nel nord­ovest della Liberia.

L’ambiente non è certo dei più facili, soprattutto per i giovani, che qui come altrove in Africa, hanno poche prospettive. Molti sbarcano il lunario come “moto­taxi” ed espedienti.

Con le prime piogge, molta gente è impegnata nei campi, per iniziare la semina del riso, vera ricchezza della regione.

Chi fa l’operaio non specializzato lavora per due dollari al giorno e un insegnante può essere soddisfatto se guadagna sessanta dollari al mese. Alcuni di loro si accontentano di 15 o 20 dollari.

Molti dei nostri bambini si alzano alle cinque ogni mattino per i lavori domestici (pulizie della casa, ricerca dell’acqua e della legna, ecc.) prima di andare a scuola alle 8, e rimanerci fino alle 13, per alcuni senza aver messo nulla nello stomaco dalla sera prima. Dopo scuola: nei campi per aiutare la famiglia. E questi si considerano fortunati perché possono andare a scuola!

Non mi è stato facile ricominciare con una nuova lingua (l’inglese), e non è per niente semplice tentare di imparare qualche espressione della lingua locale (il kissi, parlata in tutto il nostro distretto e nei paesi limitrofi ­ Guinea e Sierra Leone ­ , per un totale di circa un milione di persone) ed entrare in una cultura, in una storia nuova, in una chiesa locale che sta facendo i primi passi.

Gesù nel vangelo parla di un popolo che forma un solo gregge e un solo pastore (Gv 10, 16). Allora, come apprendista missionario, scopro che è possibile supplire ai propri limiti e alla mancanza di esperienza… , semplicemente chiedendo aiuto, lavorando insieme, in comunità, con la gente.

La parrocchia è dotata di solide strutture di comunione ed i laici sono abituati, non solo a partecipare al processo decisionale, ma anche a portare avanti con responsabilità il compito della comunione e dell’evangelizzazione.

Uno di questi è Joseph Tamba, chiamato Actif boy, animatore della Catholic Children Organization, che oltre ad accompagnare il gruppo dei bambini, anima la liturgia della parola domenicale per loro e ospita nella sua casa Morlou, John, ed altri ragazzi orfani.

Un altro è Jerry, che sogna di diventare missionario e che, battezzato durante la scorsa veglia pasquale, guida il gruppo dei giovani (Catholic Youth Organization, CYO). Oltre a tenere pulita la parrocchia (10 ettari di terreno!) si sono impegnati a lavorare, un paio di giorni al mese, a servizio delle diverse comunità.

Due settimane fa con una cinquantina diloro abbiamo vissuto una estenuante giornata di trasporto sabbia (sulle spalle) dal fiume Macona fino alla scuola di Ngesu Pio Kongor, per poter completare l’intonaco della struttura costruita grazie all’aiuto di SMA Solidale. È bello vedere dei giovani coraggiosi pronti a fare sacrifici per contribuire allo sviluppo della loro terra e di farlo con gioia.

Ringrazio loro e ringrazio anche voi per il vostro sostegno nella preghiera e per la vostra amicizia!

P. Lorenzo Snider

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