P. Luigino Frattin è ritornato in Angola, dopo un lungo servizio in Italia. Ci aggiorna sulla situazione che ha trovato: un Paese ferito da un malessere sociale e morale. Ma anche tanti fermenti di vita ecclesiale: il cammino sinodale nelle piccole comunità e il ruolo profetico nella società

Nel 2013 avevo lasciato un’Angola in piena crescita economica, con buone prospettive di sviluppo, basato sulle ricchezze di questo paese. Ritornando ho ritrovato un Paese ferito da un malessere sociale e non solo. C’è miseria economica, c’è disoccupazione, soprattutto tra i giovani, i salari sono bloccati, la gente fa fatica a sbarcare il lunario e spesso bussa qui in parrocchia per chiedere aiuto.

Ma c’è un malessere anche di ordine morale e spirituale che lascia la gente in balia della perdita di valori e della corruzione che inquina i rapporti umani a tutti i livelli.

Mi sto inserendo nella parrocchia della Sacra Famiglia, nel quartiere di Desvio da Barra, dove, grazie al lavoro di p. Angelo Besenzoni e dei padri SMA, sta nascendo una nuova comunità.

Il territorio della parrocchia comprende una distesa di nuovi quartieri, che stanno crescendo a vista d’occhio: qualche casa ben costruita, tante piccole case precarie, di lamiera o di mattoni, strade pessime e pochissimi servizi sociali: la gente è venuta ad occupare, più o meno legalmente, questi terreni, vicini a dove sorgerà il nuovo porto di Luanda.

Stiamo cercando di creare il senso della comunità. Vorremmo insistere su questo obiettivo: diventare Chiesa, famiglia di famiglie, dove si possa camminare insieme, secondo lo spirito del Sinodo. Abbiamo intrapreso anche noi, in diocesi e in parrocchia, il cammino sinodale; siamo già al terzo incontro, ma riconosciamo che siamo ancora distanti dall’aver acquisito il senso della Chiesa sinodale.

Forse stiamo enfatizzando un po’ troppo l’aspetto celebrativo. Il Sinodo non è solo fare delle belle celebrazioni: Sinodo è camminare insieme ascoltando, accogliendo e valorizzando la ricchezza di cui l’altro è portatore.

Vorrei far notare però che un certo spirito sinodale si sta vivendo già: penso alle piccole comunità dove i cristiani si sforzano di camminare insieme ogni giorno nella corresponsabilità e nell’impegno di crescere nella fede e nella carità, non dimenticando nessuno.

Adesso si tratta di ampliarlo questo spirito sinodale, per farlo vivere verso l’esterno, integrando i nuovi venuti, valorizzando i loro doni, facendoli sentire a loro agio in una comunità aperta e accogliente.

Speriamo anche che la Chiesa angolana, con questo Sinodo, ravvivi lo spirito profetico per annunciare il Vangelo senza sconti, avendo il coraggio di richiamare al popolo e alla sua classe dirigente l’urgenza di camminare insieme come società angolana, nel rispetto della vita, nella giustizia sociale, nell’onestà e nell’accoglienza degli ultimi.

P. Luigino Frattin, Parrocchia Sagrada Família


Africa e Sinodo, avanti tutti insieme

Alcuni flash da altre Chiese africane, in cui si è avviato il Sinodo

Nella diocesi di Tshumbe, nella Repubblica Democratica del Congo, il sinodo è stato preso a cuore dalle “Comunità ecclesiali viventi di base”, le piccole cellule di cristiani in cui sono divise le parrocchie. Esse sono guidate dalla radio comunitaria diocesana, con emissioni in lingua locale, che permettono il coinvolgimento di tutti i cristiani. Si insiste molto sulla corresponsabilità: il sinodo è davvero un affare di tutti.

In Burkina Faso, invece, il problema che blocca l’avvio del cammino sinodale è l’insicurezza. Tutta la parte nord, al confine con il Mali, è continuamente bersagliata dagli attacchi dei jihadisti, le chiese sono chiuse e molti cristiani sono fuggiti in zone più sicure. Nella parte sud del Paese, dove c’è più sicurezza, il vescovo Laurent Dabiré spiega che il sinodo sarà un’occasione per “ascoltare, partecipare, collaborare: nessun fedele dovrà sentirsi escluso, e si imparerà a camminare uniti verso Gesù Cristo”.

In Senegal, Paese a grande maggioranza musulmana, ma con una vivace comunità cattolica, il cammino sinodale è ancora un po’ lento. Gli incontri di scambio e riflessione nelle parrocchie sono programmati per l’inizio del 2022. I giovani invece hanno approfittato del loro incontro nazionale di novembre per partecipare in massa alla consultazione a loro rivolta.