Velocemente si sta avvicinando la fine del secondo mese qui al Desvio (Angola). Continua la scoperta dei luoghi nei quali sono chiamato ad annunciare il vangelo.
Le visite alle varie cappelle continua, ora ci vado sempre da solo, qualche volta devo fare un po’ di retromarcia perché si sbaglia la deviazione, ma poco a poco i luoghi si conoscono.
In questi gironi sto seguendo particolarmente la comunità del Terreiro, dove a Natale ci saranno tre battesimi di giovani che han fatto il catecumenato “intensivo”: sono i “resti” della pastorale post-covid.
La catechesi si svolge sempre il sabato mattino: messa alle 7.30, se c’è il sacerdote e poi catechesi. Qui in parrocchia ogni albero, a meno che non piova, diventa aula di catechesi. Sono tre anni per il battesimo e due per la cresima. I catecumeni hanno una scheda sulla quale si segna la presenza. La domenica invece ci sono incontri dei vari movimenti.
Come dicevo l’altra volta sto iniziando a seguire la pastorale familiare. Ci sono diversi gruppi, più o meno organizzati, a volte anche un po’ in cammino solitario. Vedremo.
Una delle comunità più organizzate è quella di Centradalidade Capari. È una “cittadina” di cinquemila abitanti sorta dal nulla, costruita dallo Stato per il ceto medio. Sono case tutte uguali e contraddistinte dal numero del blocco e della casa, unico sistema per trovare la casa giusta. L’altro girono c’era un bambino della scuola che stava sul portone della missione un po’ triste, perché non erano ancora venuti a prenderlo. Lo abbiamo portato a casa, ma non si ricordava il numero di casa. Con un po’ di fortuna l’abbiamo trovata. La presenza di una agglomerazione ben identificata aiuta anche la comunità ad avere una sua identità.
Due piccole riflessioni. Non so se sia un caso che Gesù nasca durante un censimento. Sembra quasi volerci dire che lui non può mancare quando si fanno i conti nel mondo. E pensavo ai censimenti delle nostre società e quanto essi includano, non solo Dio, ma anche tante persone che sembrano non influire nemmeno sui risultati di un censimento. Papa Francesco la chiama cultura dello scarto.
Oggi sono stato a celebrare la messa nella cappella di santa Chiara. Si sta costruendo la chiesetta e i muratori hanno piazzato l’altare… diciamo che c’è un concetto armonico un po’ diverso dal nostro. Il centro è un po’ spostato… vedremo di adattarci. Sempre più si scopre che guardiamo le cose da punti diversi, ma che aiutano a vedere anche qualcosa che magari non ci si riesce da soli.
Termino con gli auguri di Natale… dopo un po’ di tempo non posso cantare “e vieni in una grotta al freddo e al gelo”.
Che questo Dio che vuole farsi contare tra gli abitanti del mondo ci aiuti a scorgerlo presente nei luoghi dove noi viviamo. E se per caso ci sembra che non ci sia, possiamo noi far si che lì nasca.
Auguri di buon Natale
P. Martino Bonazzetti