P. Ossibouyen Senganambi Anicet: la mia storia missionaria con la SMA
Condividiamo questa testimonianza di Padre Ossibouyen Senganambi Anicet, in cui ci racconta il suo percorso formativo con la SMA e la sua opera missionaria nella tormentata Repubblica Centrafricana. Dal mese di gennaio 2024, P. Anicet fa parte della Comunità SMA di Genova.
Sono Padre Ossibouyen Senganambi Anicet, SMA, originario della Repubblica Centrafricana, precisamente della Cattedrale del Sacro Cuore di Alindao.
Ho scoperto la SMA nel 1995 attraverso il defunto padre SMA André Chauvin, mentre frequentavo l’ultimo anno del Seminario Medio Diocesano, Saint-Paul, a Bangui, e lui venne ad animare un nostro ritiro. Il dinamismo di questo anziano sacerdote e la sua gioia nella condivisione mi hanno affascinato così tanto che non ho esitato ad avvicinarmi a lui per avere maggiori chiarimenti su questa congregazione, nonostante la sua reticenza al fatto che i seminaristi diocesani chiedessero di lasciare il seminario per entrare nella SMA. Eravamo in tre colleghi quel giorno ad avvicinarlo alla SMA. Oggi siamo diventati tutti preti, di cui 2 SMA e 1 diocesano.
Alla fine, sono stato ammesso come studente SMA e ho iniziato la filosofia nel settembre 1996. Dopo 3 anni di studi filosofici nel il Seminario Maggiore Saint-Marc a Bimbo, nel 1999 sono stato inviato a Calavi, nel Benin, per l’anno di spiritualità e poi in Ghana nel 2000, per il tirocinio pastorale nella parrocchia N. S. Regina della Pace, Madina. Sono stato poi in Kenya per la teologia dal 2001 al 2005. Nel novembre 2004 ho prestato giuramento perpetuo e sono stato ordinato diacono.
Ordinato sacerdote l’11 giugno 2005 sono stato inviato nel nord Nigeria per la mia prima missione. Nella parrocchia rurale San Giuseppe di Kagoro, dove ho iniziato la mia vita missionaria come sacerdote, ho scoperto davvero la gioia della prima evangelizzazione, soprattutto nelle 22 cappelle secondarie che visitavo. La semplicità della vita delle persone, la loro sete di conoscere la parola di Dio e di abbracciare la fede erano elementi trainanti della mia gioia missionaria.
Dopo 5 anni di missione, sono rientrato nel mio Paese d’origine, la Repubblica Centrafricana, e nominato parroco della parrocchia Saint Charles Lwanga di Begoua, al limite settentrionale di Bangui, la capitale. Lì sono rimasto 7 anni, dal 2010 al 2017ed ho vissuto il periodo molto difficile e un po’ scuro della vita missionaria.
Oltre ad essere parroco, ero anche il coordinatore del Complesso San Kizito, una scuola SMA, che va dall’Asilo alla maturità; responsabile dell’associazione Mama Theresa che si prende cura delle vedove e degli orfani colpiti dall’HIV/ AIDS, nonché la Promozione della Donna, formando le giovani nella cucina e del cucito, e infine il vicedirettore del dispensario SMA, Saint Charles Lwanga. Purtroppo, la gioia della missione nel mio Paese è stata di brevissima durata a causa della crisi politico-militare che ha gravemente scosso il Paese mettendolo completamente in ginocchio fino ai giorni nostri. La Repubblica Centrafricana fatica enormemente a rialzarsi su tutti i fronti, nonostante il ritorno all’ordine costituzionale avvenuto nel 2016 con le elezioni democratiche di un nuovo Capo di Stato.
I primi due anni della mia missione andarono bene. Ma alla fine del 2012, una ribellione, chiamata “Seleka” – che significa Alleanza, in Sango, la lingua del Paese – scoppiata nel nord-est ha cominciato a preoccupare la popolazione e a suscitare paura ovunque. Il 17 marzo 2013, Domenica delle Palme, questa ribellione, composta soprattutto da musulmani provenienti dal Ciad e dal Sudan, è entrata nella capitale e ha preso il potere, suscitando terrore ovunque. Politici e militari del vecchio regime, soprattutto cristiani, vengono sistematicamente perseguitati e assassinati.
In reazione a questa violenza, una milizia di autodifesa a maggioranza animista e cristiana, chiamata “Anti-balaka” – una parola che ha due significati: proiettile anti-AK (nel senso che sono invulnerabili ai proiettili di questo fucile ) cioè l’anti-machete. Questa milizia si è unita ad alcuni soldati dell’ex regime cacciati dal potere, per sferrare un attacco coordinato contro i ribelli Seleka , la notte del 5 dicembre 2013.
L’attacco fallì e le rappresaglie furono più sanguinose che mai. Di fronte al porta a porta dei Seleka per prelevare con la forza tutti coloro, soprattutto cristiani, sospettati di essere nemici, la popolazione di Begoua cominciò a fuggire verso la parrocchia per salvarsi la vita creando caos ovunque. In una settimana mi sono ritrovato con ottomila persone sfollate alla missione. Il giorno di Natale 2013, un attacco dei Seleka ha ucciso 5 persone nella parrocchia e il numero degli sfollati ha raggiunto le 15.000 persone, e a fine febbraio 2014, con l’ennesimo attacco su larga scala, il numero ha raggiunto il picco di 25.707 persone.
Ero l’unico prete lì a gestire tutte queste persone senza soldi né cibo. Il mio viceparroco, andato in vacanza, era bloccato fuori. Tutte le strade erano chiuse dai Seleka e non c’era modo di uscire in città per cercare da mangiare. Tormentati dalla fame, alcuni sfollati hanno preso il rischio di uscire e purtroppo quanti caddero nelle trappole della Seleka furono semplicemente uccisi o terribilmente bastonati. Dopo diverse mie telefonate, l’Arcivescovo è riuscito ad aprirsi un passaggio per portarci del cibo.
Anche gli Organismi assistenziali hanno iniziato a portarci cibo e altri prodotti. Ciò ha notevolmente sollevato la gente. Ho sofferto così insieme a uomini e donne disperati che quasi mi consideravano loro messia fino al periodo di transizione, quando l’allora presidente ribelle fu invitato dall’Unione Africana a lasciare il potere, perché non controllava nulla e gli abusi erano eccessivi. Nel 2014-2015 è stato istituito un governo transitorio. Si sono svolte le elezioni che hanno portato al potere l’attuale presidente centrafricano, Faustin Archange Touadera.
A seguito del trauma subito, ho chiesto ai superiori di poter prendere un anno sabbatico che mi è stato concesso. Sono andato in Francia nella Provincia SMA di Lione dove ho trascorso 5 anni dal 2017 al 2022. Nell’anno sabbatico iniziale sono stato accompagnato da un prete psicologo gesuita presso il centro Châtelard, che mi ha aiutato enormemente a riprendermi dai traumi e dagli orrori delle violenze belliche subite. In seguito, il Consiglio Provinciale di Lione mi ha nominato nell’équipe di animazione missionaria di Chaponost, vicino a Lione.
A seguito della morte improvvisa del segretario provinciale di Lione, P. Joseph Moulian, mi è stato affidato questo impegno per un anno, in attesa di trovare il nuovo incaricato, l’attuale segretario provinciale P. Pascal Janin. Ho potuto allora, nel 2020, iscrivermi, all’Università Cattolica di Lione dove, non riuscendo a trovare spazio per gli studi in Gestione dei Conflitti che mi interessava, ho conseguito il Master 2 in Management ed Economia Aziendale ed in Filosofia.
In seguito, nel 2022, sono stato mandato in missione in Togo, dove il Consiglio Provinciale mi ha nominato viceparroco, nella parrocchia di Saint Jean-Paul 2 ad Awandjélo della diocesi di Kara. Ed è stata per me una gioia lavorare in quella regione di prima evangelizzazione con un grande futuro. Grazie al fondo di sostegno offerto dalla Provincia SMA di Lione per realizzare progetti in tali situazioni, ho costruito una piccola biblioteca parrocchiale. Ma per motivi di salute ho potuto trascorrervi solo un anno.
Recentemente il Superiore Generale e il suo consiglio mi hanno proposto di lasciate il Togo per venire a lavorare nella Provincia Italiana. Arrivato a Roma il 30 dicembre, ho ricevuto un’accoglienza calorosa e fraterna e il 6 gennaio scorso il Superiore Provinciale, padre Ceferino Cainelli, è venuto a prendermi a Roma.
Ed ora faccio parte della comunità di Genova dove risiedo, per continuare la mia avventura missionaria sui passi di Mons. Melchior de Marion Bresillac, nostro fondatore: per il momento sto imparando l’italiano.
Per il resto mi abbandono alla misericordia e alla provvidenza del Signore: infatti, “mi basta la sua grazia” (2Co 12,9).
P. Anicet Ossibouyen Senganambi