P. Silvano ha passato due mesi in Italia. Pur limitato negli incontri e spostamenti dalle cautele del covid, ha potuto salutare e ringraziare tanti amici e benefattori. A loro e a tutti noi invia questi flash di vita quotidiana della sua missione in Togo.
In fondo all’articolo puoi guardare un video con un intervista a p. Silvano.
Eccomi di nuovo a Kolowaré. Arrivato il 18 ottobre sera a Lomé dopo un viaggio sotto controllo sanitario, in Italia, e in Togo.
Anche se avevo già fatto il test qualche giorno prima della partenza, bisogna rifarlo all’arrivo. A Lomé tutto è perfetto e organizzato. Dopo il controllo del passaporto, ti accolgono due agenti. Rilevano i dati, il test è già stato pagato, lì accanto in uno scomparto un agente sanitario ti mette il tampone in gola e via. Arriverà il responso via mail il giorno dopo: negativo.
Alla Messa delle 5,45 del giorno dopo, martedì 20 ritrovo le suore e quello che resta della comunità. Da quando sono partito avevano la Messa solo alla domenica. Anche padre Federico ha dovuto tornare in seminario. In settimana erano le suore che animavano la liturgia.
Le prime visite
Alle 7, arriva un gruppo di giovani. Per salutare, ma di fatto chiedevano un pallone, e non ne avevo. Ogni anno ne portavo qualcuno in valigia, questa volta, no. Ne approfitto per fare una lunga chiacchierata sui problemi del villaggio, l’apertura de nuovo liceo, l’intesa fra i vari gruppi da migliorare, imparare a lavorare insieme, gratuitamente, per il bene di tutti. Letame per l’orto
Arrivano poi i bambini a… portarmi del letame. Devo andare rapidamente a comprare caramelle. Non ho nulla da dare loro. Sanno che faccio del giardinaggio e sono i miei fornitori. Offro loro una mezza banana ciascuno. Il giorno dopo arriva un altro gruppo. Le caramelle le avevo comprate, e ne do due ciascuno, invitandoli a sedersi sotto la veranda e a togliere la carta, per non buttarla per terra.
Si comincia a seminare
Con Charles, il giovane che lavora alla missione, iniziamo a seminare ortaggi. Ho ricevuto parecchi pacchetti di sementi selezionate da Cristina Gambalonga di Novara. Ne ho già distribuite a diversi. In due giorni le sementi cominciano a germinare, e poi a esplodere. Nella foto vedete un esempio, dopo una settimana dalla semina
Pozzi, sempre pozzi
È la volta del capo villaggio di Kolowaré accompagnato dal capo villaggio di Bonangana, venuto a chiede un altro pozzo per uno dei suoi quartieri. Di solito chiedo una partecipazione di 2 cento euro. I tempi sono difficili, hanno difficoltà con le loro scuole, lo stato non paga gli insegnanti delle medie, e devono tassarsi loro, trovare quasi due mila euro.
Ci sono altri pozzi in cantiere. Quando è possibile faccio un salto a vedere luoghi e persone. Con Iroko e Olivier, il vice-presidente del consiglio parrocchiale, andiamo ad Afolio, a visitare un gruppo di fattorie sparse nella savana, fra il corso d’acqua che costeggia Kolowaré e il fiume Mono.
Il villaggio di Afolio
Prendiamo la pista accanto alla chiesetta di Welou e via in mezzo ai prati, ai boschi. Qualche casolare sparso in mezzo alla savana, ogni tanto gruppi di donne che tornano dai campi con pesanti fardelli sulle spalle. La prima parte della strada in terra è abbastanza agibile, ma dopo il ponte sul Kolowaré, diventa difficile, e la vettura passa appena. Ad un certo momento entra in una buca, un crepaccio laterale, e non esce più.
Olivier vede dei giovani di Kolowaré che stavano tornando dai campi e li invita a darci una mano. Riescono a disincagliare la vettura. Riempiono poi con dei sassi la buca per poter passare al ritorno. L’incontro con la gente
Dopo un po’ ci fermiamo in mezzo al bosco e prendiamo un viottolo che costeggia campi di fagioli e mais. E arriviamo in una radura, sotto due alberi, dove ci aspetta un gruppetto di gente, con diversi bambini, qualche cane, un gatto, una gallina. Il gatto poi si sposta e vuole rimanere da solo. Sono pochi, ci dicono, perché avvertiti tardi.
La povertà dell’abitato che ci accoglie è la carta di identità eloquente del gruppo e ci fa capire la loro vita. Rimaniamo una mezz’ora, ci parlano con semplicità dei loro bisogni, della mancanza di acqua, hanno un paio di pozzi tradizionali, ma sono senz’acqua, sono obbligati ad andare a prendere l’acqua nel fiume Mono dove si abbeverano le mandrie dei Peuls. Li aiuteremo, ma chiediamo loro un contributo.
Ad un certo momento due si alzano e li sentiamo agitarsi in mezzo a cespugli e arbusti. Cercano un pollo. Ce lo portano per ringraziarci della visita. Ci accompagnano poi alla macchina. Questa volta, arrivati al punto critico, grazie “all’aggiustamento:” della strada passiamo senza intoppi.
Il giorno dopo
In serata arriva Olivier: “Padre, ci sono brutte notizie, una delegazione di Afolio è venuta a trovarmi. Non possono contribuire con i 200 mila franchi richiesti per il pozzo”.
“Li aiuteremo ugualmente, rispondo, ma chiedi loro di dare una piccola partecipazione, possono magari vendere qualche pollo o qualche capra. Prenderemo quello che ci daranno, ma devono partecipare”.
Il 31 ottobre grande celebrazione per terminare il mese missionario e del rosario. E’ l’Armata Azzurra, un gruppo di preghiera legato alla Madonna di Fatima, che organizza l’incontro. Al centro della chiesa, davanti all’altare, la statua della Madonna, su un tavola cosparsa di sabbia per poter deporre le candele, avvolta di un mando azzurro e addobbata di fiori.
I fedeli erano invitati a venire con due candele. Una da porre davanti alla Madonna, e una seconda da accendere mentre si procedeva, alla fine del rosario, alla consacrazione alla Madonna, in un tripudio di canti.
P. Silvano Galli, Missione di Kolowaré, Togo
Un missionario felice!
Video realizzato da Antonio Guadalupi e p. Dario Dozio
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