In estate, molti missionari ritornano in Italia per un periodo di meritato riposo. Padre Angelo Besenzoni, missionario SMA in Angola, in occasione della sua visita alla SMA di Feriole, ha raccontato la sua vita a Kikolo, quartiere alla periferia di Luanda.
Ciao Angelo. Bentornato in Italia. Con chi sei in missione?
In Angola siamo tre padri italiani SMA: P. Luigino Frattin e P. Renzo Adorni nella parrocchia del buon Pastore a Kikolo, un quartiere alla periferia di Luanda. Con me c’è p. Mario Cherchi, un prete “fidei donum”, che però da qualche mese è in Italia per cure sanitarie. Ci sono anche 4 preti SMA africani, uno del Benin e tre della Nigeria.
Raccontaci la tua giornata tipo.
La mia giornata comincia alle 5, quando mi alzo. Alle 6 sono in parrocchia, o in un’altra comunità, per celebrare l’Eucaristia. Normalmente prima recitiamo il rosario, poi le lodi. Terminata la Messa torno in parrocchia, dove resto a disposizione delle persone che vengono. A volte ho dei corsi di formazione per alcune persone che seguo. Abbiamo anche diverse attività di costruzione: c’è da organizzare il lavoro e procurare i materiali necessari. Se sono libero, vado in visita alle famiglie, soprattutto agli ammalati, per la comunione o per una preghiera. E così arrivo a sera. Alle 18 mi ritrovo in parrocchia dove partecipo ai vespri con gli altri confratelli.
Che importanza ha la preghiera nella tua vita?
La preghiera è uno dei momenti forti della vita missionaria, anzi, è la struttura di tutta la nostra attività, perché la missione è di Dio. Non siamo noi che facciamo, che tocchiamo i cuori: è Dio che converte le persone e che le aiuta a crescere. E la prima persona che trasforma e fa crescere siamo noi. Quindi, nella misura in cui preghiamo, ascoltiamo, ci mettiamo in gioco, riusciamo a non scoraggiarci nelle difficoltà e ad andare avanti. Allora non facciamo i nostri progetti, ma ci inseriamo nel progetto di Dio.
Sei stato missionario in vari paesi: prima in Costa d’Avorio, poi in Nigeria e ora in Angola. La rifaresti ancora questa vita?
La mia è stata una vita appassionante: ho incontrato un sacco di persone, ho vissuto in culture diverse e ogni esperienza, ogni persona incontrata, ti arricchisce. Magari, all’inizio, avrei voluto avere un po’ più di stabilità per poter imparare meglio una lingua locale… Invece, la vita mi ha portato da un luogo all’altro. Però questa varietà di esperienze è stata una vera ricchezza.
Un messaggio per i giovani?
Vivi la tua vita fino in fondo. Non chiuderti in te stesso. Non pensare che non hai nulla da fare o da dare. La tua felicità dipende da quello che riesci ad essere e fare per gli altri. Allora il mio messaggio è quello di darsi con generosità. Questo ti porta a mettere la vita al servizio non solo di una famiglia o di una comunità che conosci bene, che ti è connaturale perché è la tua, ma di tante altre persone, anche quelle lontane da te. È un’esperienza che ti darà molta felicità.