Il Parco nazionale Conkouati-Douli è habitat ideale per una ricca fauna selvatica, tra cui gli elefanti di foresta

Il parco nazionale Conkouati-Douli è l’area protetta più ricca in biodiversità della Repubblica del Congo.  Ma i suoi straordinari ecosistemi rischiano di subire le devastanti conseguenze di un possibile sfruttamento petrolifero.

Infatti, il governo di Brazzaville – nonostante progetti e dichiarazioni di facciata legati alla transizione energetica e alla tutela delle foreste – intende aumentare la produzione di combustibili fossili.

All’inizio del 2024, sono stati concessi permessi di esplorazione petrolifera alla Société Nationale des Petroles du Congo (SNPC) e alla Congo Holding United, la cui maggioranza è nelle mani dalla China Oil Natural Gas Overseas Holding United.

Tali permessi riguardano oltre il 20% dell’intera superficie del parco Conkouati-Douli. Un collettivo di organizzazioni non governative, sia locali, sia internazionali, hanno criticato questa decisione e si sono mobilitate per evitare la catastrofe ecologica in questa zona del Congo, prezioso scrigno naturalistico.

Oltre a Earth Insight, anche Greenpeace si è attivata per chiedere ai donatori di sospendere i loro finanziamenti per la conservazione del parco fino a che il permesso di sfruttamento del petrolio e del gas non sia annullato.

Greenpeace Africa parla di “greenwashing – cioè di ambientalismo di facciatada parte delle autorità congolesi. Una critica motivata anche dal fatto che il governo di Brazzaville, in occasione della COP28 a Dubai, aveva firmato un accordo da 50 milioni di dollari per la protezione delle foreste con vari donatori.

La decisione di autorizzare l’esplorazione petrolifera nell’area di Conkouati rappresenta una minaccia diretta alle foreste tropicali e alla biodiversità, mentre il governo della Repubblica del Congo e la comunità internazionale, i donatori e i sostenitori dell’ambiente si sono impegnati a proteggere”, ha affermato Stella Tchoukep, responsabile della campagna “Foreste” per Greenpeace Africa.

Aprire una zona protetta alle trivellazioni petrolifere contraddice apertamente gli impegni assunti dalle autorità congolesi nel corso della COP28.

Il Parco Nazionale Conkouati-Douli è stato creato tramite un decreto presidenziale nel 1999 ed è caratterizzato da ecosistemi costieri, marini e forestali unici, che coprono oltre 5.000 km².

Tutelato anche dall’Unesco, il parco è ricco di habitat tra loro diversificati: mangrovie, foreste, lagune e laghi con acque salmastre e acque dolci, savane erbose e arbustive. Inoltre, esso include un sito Ramsar – una zona umida di importanza internazionale –, e  ospita diverse specie in via di estinzione, tra cui il gorilla di pianura, lo scimpanzé, la tartaruga liuto e l’elefante di foresta.

L’estrazione di petrolio e di gas, se davvero si attuerà, avrà ripercussioni non solo ambientali, ma anche sociali, considerato che nel parco vi abitano migliaia di persone. Gli effetti devastanti del petrolio su animali, ambiente ed esseri umani li abbiamo già visti nella zona del Delta del Niger.

Dopo la COP28 non ci sono più scuse per evitare il cammino di tutela dell’ambiente e delle popolazioni.

a cura di Silvia C. Turrin

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