In Zimbabwe i leader religiosi delle diverse denominazioni cristiane, riuniti nello Zimbabwe Heads of Christian Denominations (ZHOCD), hanno tenuto ad Harare, dal 28 al 30 maggio 2018, una conferenza dal titolo: “I leader religiosi sostengono il processo di pace dello Zimbabwe”. L’occasione sono le elezioni del 30 giugno. Essi vogliono impegnare tutte le Chiese del Paese nel processo di pace, attraverso iniziative di dialogo, mediazione, e riconciliazione. In Zimbabwe le elezioni si sono sempre svolte in un contesto di violenza. Per questo Mons. Rudolf Nyandoro, Vescovo cattolico di Gokwe e Presidente di “Giustizia e Pace” ha messo in guardia i politici dal pronunciare dichiarazioni dispregiative, discorsi che incitano all’odio, e slogan che dividono le persone e portano alla violenza o allo spargimento di sangue.
In Mali, i vescovi hanno indirizzato una lettera ai propri cittadini, in vista delle elezioni generali del 29 luglio. In essa, ammoniscono i politici a evitare di fare false e inutili promesse agli elettori, sapendo che non potranno essere realizzate. Si augurano che nessun tipo di frode macchi lo scrutinio, ed esortano i giovani a non lasciarsi manipolare da politici disonesti.
Anche i Vescovi del Madagascar hanno alzato la voce, per invocare una campagna elettorale ragionevole e controllata. Il 29 maggio hanno scritto ai malgasci: “Non lasciatevi più manipolare da politici disonesti. Siate vigilanti contro le belle promesse, durante la campagna elettorale. Resistete a ogni forma di intimidazione!” E fanno un ritratto del buon capo di Stato: “Deve dedicare la sua vita a salvare la patria, avere fede in Dio ed essere impregnato di saggezza, essere geloso della sovranità nazionale, ricercare prima di tutto il bene comune, essere onesto e rispettoso della parola data. Deve sapere ascoltare, non arroccarsi sui suoi punti di vista, essere aperto alle discussioni, conoscere la cultura malgascia, ed evitare di mischiare gli affari dello stato con quelli della sua famiglia politica, della sua religione o dei suoi interessi economici privati”.
“Esortiamo tutti i Burundesi a salvaguardare l’unità e la pace” hanno scrivono i Vescovi del Burundi in un comunicato del 17 maggio, sul referendum che ha cambiato la costituzione del paese, per aumentare la durata del mandato presidenziale da 5 a 7 anni, con non più di due mandati consecutivi ricoperti dalla stessa persona. La riforma ha suscitato forti contrasti, perché gli oppositori la considerano un espediente del Presidente Pierre Nkurunziza per rimanere al potere per altri 15 anni. “A nostro parere il momento non era opportuno per un profondo emendamento della Costituzione. Ma ciò che conta è che i burundesi rimangano uniti, che si preoccupino di salvaguardare la pace e cerchino di far avanzare la democrazia”.
I Vescovi del Ciad sono preoccupati per i cambiamenti costituzionali (prolungamento del mandato del Presidente da 5 a 6 anni e estensione dei suoi poteri) che l’Assemblea Nazionale ciadiana ha votato, e che sono invece boicottati dall’opposizione. Il 24 aprile nella loro Assemblea Plenaria i Vescovi esprimono “la loro preoccupazione sul modo in cui si svolge il processo di creazione della Quarta Repubblica del Ciad. Questo processo, come molti temono, rischia di falsare gravemente le regole del gioco democratico, perché porta nel suo seno il germe della divisione tra i cittadini”.
Notizie prese da Agenzia Fides e dal Blog “Africa” di La Croix.
Leggi anche: La parola della Chiesa, guida per la società in Africa
P. Marco Prada