Padre Leopoldo Molena è il responsabile della Casa di Formazione SMA di Ebimpé (Costa d’Avorio). In occasione del suo breve passaggio presso la SMA di Feriole, p. Dario Dozio gli ha posto qualche domanda sulla sua missione tra i giovani in cammino verso il sacerdozio missionario.
Buongiorno e ben arrivato. Puoi presentarti?
Mi chiamo Leopoldo, sono originario di Piove di Sacco (PD) e missionario SMA in Africa da diversi anni. La mia prima esperienza è stata in Costa d’Avorio nell’86, a Port Bouet: una grande parrocchia in periferia di Abidjan. Poi ho lavorato in Italia, in Nigeria e in Benin, sempre nella formazione missionaria.
E ora dove ti trovi?
Attualmente vivo a Ebimpé, in Costa d’Avorio. Con altri confratelli, tutti africani, seguo la formazione di 48 seminaristi di teologia. Un lavoro importante e delicato, perché questi giovani sono di età e provenienza diversa: la più parte africani provenienti da nove diverse nazioni, più un indiano e un colombiano. Ogni mattino partono per l’Istituto Teologico Missionario di Abidjan (ICMA), situato a una ventina di chilometri, e seguono le lezioni con i seminaristi di altre congregazioni. Nel pomeriggio, quando rientrano a casa, approfondiamo la formazione missionaria propria alla SMA, con incontri, testimonianze e anche esperienze nelle parrocchie.
C’è uno “stile di missione”, proprio alla SMA, che proponete a questi giovani?
Si, c’è un nostro stile missionario che cerchiamo di presentare a chi vuole far parte della SMA. Anzitutto insistiamo sull’apertura: apertura agli altri, a chi non la pensa come te, a chi è di un’altra cultura o religione. Poi la fraternità, cioè la capacità di vivere insieme, di essere aperti e accoglienti a tutte le estrazioni. Molto importante per noi è anche la semplicità di vita, la condivisione e la solidarietà. E soprattutto curiamo l’internazionalità. Queste sono le caratteristiche che cerchiamo di vivere.
Una parola su quest’ultimo punto?
È fondamentale l’internazionalità per un giovane che vuole essere missionario nella SMA. In casa, per esempio, normalmente parliamo almeno due lingue: francese e inglese. Poi c’è un mixage di tutte le altre lingue e culture di provenienza. L’Africa è grandissima, con circa 2.000 lingue e culture molto diverse: anche chi proviene da paesi vicini tra loro, ha tradizioni e gusti molto vari. Questo lo viviamo ogni giorno, anche nelle cose più semplici, come a tavola nei giochi.
Com’è la situazione a proposito di vocazioni?
Da noi c’è ancora un buon afflusso di gente che chiede di entrare in Seminario. Numerose e diversificate le vocazioni: non solo diocesane, ma anche per le comunità religiose maschili e femminili o per le nuove comunità, nate in questi ultimi anni e ben inserite nella Chiesa locale. Soprattutto a livello maschile, c’è una grande ricerca del senso e orientamento della propria vita. A volte qualcuno pensa che la domanda di entrare in seminario sia causata dalla povertà e dal desiderio di migliorare il proprio stato di vita. Non è vero: molti dei nostri giovani hanno già una laurea in tasca e un buon livello economico e sociale. Ma lasciano tutto per seguire il Signore. Una scelta libera e coraggiosa.
Quale la difficoltà maggiore che incontra un giovane seminarista africano?
Forse quella che viene dalla propria famiglia. Molti sono legati alle loro origini e non è semplice per loro staccarsi dai legami famigliari. La scelta del celibato non costituisce una difficoltà diversa da quella che abbiamo anche noi in Italia. A volte ci sono difficoltà di tipo culturale e religioso: soprattutto quando la famiglia non è cristiana, i parenti possono avere delle perplessità nel lasciar partire un figlio o una figlia. Ma generalmente queste difficoltà si superano con un dialogo rispettoso.
Un messaggio per i nostri giovani italiani?
Coraggio! Continuate a cercare senza paura: il Signore sa indicarvi la strada giusta. Io ho avuto una vocazione missionaria tardiva, dopo aver fatto esperienze diverse. Quando meno me l’aspettavo e mai avrei pensato all’Africa, ecco che Lui mi ha preso e condotto su questa strada. Quando il Signore chiama…non imbroglia! E ora sono felice.
Questa bella intervista la puoi trovare anche sul nuovo numero
della rivista SMA di animazione missionaria
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