Cosa hanno in comune una 30enne, un 50enne e una 70enne? O una professoressa, un disoccupato e una pensionata? Oppure una tedesca, un italiano, e una giapponese? Per chi era a Lomé lo scorso agosto la risposta è semplice: sono tutti residenti dell’hinterland milanese e membri delle “Racines Noires” (radici nere).
Arsène Duevi ha chiamato così il suo gruppo di oltre 100 coristi che, dopo diversi anni di pratica, ora sono in grado di cantare inni e canzoni in ewé, una lingua locale comune in Ghana, Togo e Benin. È in questa regione dell’Africa occidentale che i Racines Noires si sono infatti avventurati alla fine di agosto, facendo tappa a Cotonou (Benin), Lomé (Togo) e Accra (Ghana).
Un tour musicale di una settimana interamente pagato dai partecipanti stessi. “Siamo ritornati alle radici nere, appunto”, afferma Arsène, musicista di origine togolese, ma residente a Cinisello Balsamo da oltre dieci anni. “L’Africa è la culla dell’umanità, è un continente che richiama, ha molto da dire e fa tanto bene a chi ci ritorna. Proprio per questo motivo – continua l’artista –, ho deciso di portare i coristi in Africa, la terra dei loro antenati e un luogo dove, malgrado tutto, si può ancora trovare serenità. Li ho portati qui per fare pace con l’Africa”. Un percorso intenso, entusiasmante, ma anche molto difficile.
I circa 80 coristi che hanno aderito al tour sono passati attraverso tre Stati africani a bordo di due bus, dormendo una media di quattro ore per notte, facendo concerti (a volte tre in un solo giorno), pranzando a pomeriggio inoltrato e cenando poco prima della mezzanotte.
“Stiamo andando avanti con dei ritmi pazzeschi”, afferma lo scrittore e medico italo-togolese, Kossi Komla Ebri, incaricato dell’amministrazione e organizzazione degli eventi. “Però siamo portatori di un messaggio molto importante, non solo per l’Africa, ma anche per l’Italia”. Nel vedere decine di bianchi (nel coro c’era solo una corista nera) di ogni età cantare in una lingua locale africana, il pubblico non poteva che rimanere a bocca aperta.
Ma in che modo si sono formate le Racines Noires? “Sono arrivato in Italia nel 2002 e ho subito sentito la voglia di esprimermi e donare qualcosa al Paese che mi ospitava – racconta Arsène poco prima di cominciare le prove per la serata al locale Grand Rex di Lomé –. Sfruttando la mia passione per la musica ho così deciso di formare dei cori a Cinisello Balsamo, Monza, Arcore e Milano, insegnando a persone dai background più disparati”.
Per chi ha visto il film “Sister Act”, in cui l’attrice statunitense Whoopi Goldberg trasforma un coro ordinario di suore in uno dei cori più straordinari degli Stati Uniti, lo stesso si può dire di Arsène Duevi. “È un maestro duro ma è anche molto bravo e carismatico”, commentano i suoi coristi, gran parte dei quali visitavano il continente nero per la prima volta. “Hanno ragione, sono un’insegnante molto severo che si arrabbia se non si fanno i compiti – conferma con un sorriso il leader del coro –. Però siamo circa 130 coristi fissi, 500 quando facciamo i corsi in giro per l’Italia, e tutti partecipano sempre con passione”.
In questo tour africano le Racines Noires hanno dimostrato al pubblico africano che niente può sbarrare le frontiere tra le diverse culture, regioni e lingue del mondo. Ci vuole solo coraggio e uno spirito aperto. “Il coro continuerà a cantare perché l’umanità ha bisogno di ritrovare pace e serenità – conclude Arsène –, e l’unico modo per farlo è tornare alle radici che accomunano tutti”.
Matteo Fraschini Koffi
Le foto sono di Matteo Fraschini Koffi (©)
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