In queste giornate scandite dalla vicenda della nave Acquarius, obbligata a spostarsi sino a Valencia, in Spagna, per attraccare in un porto sicuro e accogliente, si ritorna a parlare ancora una volta di migranti e di politiche europee legate all’immigrazione. Di fronte a uno scenario politico in cui prevalgono ancora egoismi, nazionalismi e chiusure mentali, è una boccata d’ossigeno raccontare quanto è accaduto a Palermo dal 6 al 9 giugno 2018. Ci riferiamo al progetto dal titolo Resignifications, the black Mediterranean voluto e promosso dal premio Nobel per la Letteratura Wole Soyinka. In realtà, non è stato e non è semplicemente un “progetto”, bensì una sorta di contenitore e di happening in cui la dimensione culturale ha dato voce ai popoli del Mediterraneo e a quei volti, variegati e differenti, che nonostante le enormi difficoltà, hanno trovato casa proprio in un luogo affacciato sul Mediterraneo.

 

Wole Soyinka

L’evento – promosso da diversi e autorevoli spazi di ricerca e di cultura, tra cui l’Università di Palermo, la Tisch School of the Arts dell’Università di New York e il centro di ricerca Hutchins dell’Università di Harvard – è stato un’occasione per parlare dei rapporti tra Africa, Mediterraneo, America, ma anche delle condizioni in cui vive chi fa parte di quel grande “movimento di persone” che ha dato vita alla Diaspora Africana.

Oggi come oggi è quanto mai necessario parlare di migrazioni, del significato di migrazione e di migrante, di tratta degli schiavi (perché la tratta ha assunto nuove e subdole forme), di frontiere, di mobilità, di cittadinanza e di diritti umani. È necessario dare una definizione etica e umana di ciascuno di questi concetti, che non sono soltanto concetti, ma realtà e dinamiche che riguardano ogni cittadino del pianeta.

Per capire e dare un senso a tutto ciò che sta accadendo nel Mediterraneo e non solo occorre eliminare pregiudizi, stereotipi, ideologismi, interessi, per far posto ad analisi lucide, realistiche, in cui saggezza ed empatie dovrebbero essere centrali. Per capire le vicende del Mediterraneo occorre creare un ponte tra il passato, ricordando in particolare la colonizzazione europea in Africa e la tratta degli schiavi, e il presente, considerando le attuali interferenze politiche, economiche e culturali degli europei e più in generali dei cosiddetti Paesi del nord del mondo in Africa.

 

Affrontare queste tematiche a Palermo, capitale della cultura 2018, e dunque in Sicilia, significa sottolineare che per trovare una concreta, reale soluzione al dramma e alle condizioni dei migranti occorre edificare un “ponte”, un collegamento tra Europa e Africa, tra Nord del mondo e Sud del Mondo. Un ponte, un collegamento che da sempre ha fornito la Sicilia, isola in cui co-abitano voci, volti, storie di tantissimi popoli.

In queste giornate culturali palermitane sono intervenuti ricercatori di varie Università, scrittori, tra cui il già citato Wole Soyinka e artisti. In effetti, l’arte sembra essere il linguaggio tramite cui poter dare un senso e una o più risposte a ciò che sta accadendo nel Mediterraneo. Non a caso, l’arte è stata protagonista in queste giornate attraverso una serie di progetti, tra i quali segnaliamo ReSignifications: European Blackamoors e Africana Readings. Progetti che è possibile conoscere grazie all’eponimo Volume d’arte. In questo caso l’arte decostruisce stereotipi e immagini relative all’africano, al “moro”, al Blackamoor.

Barthélémy Toguo

Tutti questi spunti di riflessioni si possono ancora “vedere e toccare” grazie a Manifesta, la Biennale europea di Arte Contemporanea, aperta sino al 30 settembre 2018 presso la ZAC – ZISA Zona Arti Contemporanee, in Via Paolo Gili 4 a Palermo. Curatore è Awam Amkpa, Professore di Drammaturgia, Teoria culturale, Arti visive e performative e Africanistica presso la New York University, e curatore di RiSignificazioni Mediterranee. Amkpa è autore di numerosi lavori sul teatro postcoloniale, sulla rappresentazione del corpo nero nella diaspora e sulla rivisitazione del canone nell’arte contemporanea.

In questa esposizione organizzata a Palermo, Amkpa ha voluto inserire una narrativa corale, tramite la quale l’immagine del corpo nero viene decostruita in un modo unico e innovativo. La mostra ReSignifications è un’occasione unica per vedere e analizzare circa centocinquanta opere (tra fotografie, sculture, dipinti e video) di quarantaquattro artisti contemporanei internazionali e sei opere d’arte antica (sculture policrome raffiguranti Mori). Tra gli artisti africani che vi hanno partecipato vi sono Carrie Mae Weems, Fred Wilson, Zanele Muholi, Omar Diop, Mary Sibande e Barthélémy Toguo, del quale avevamo già scritto (si veda l’articolo Il viaggio immaginario di Barthélémy Toguo).

Silvia C. Turrin

Foto: sito dell’evento; Wikimedia