Chi si occupa di Africa, o ama questo variegato continente, conosce di certo il nome di Raffaele Masto. In questi anni, i suoi numerosi articoli ci hanno raccontato i drammi, le ingiustizie, le guerre, le rivoluzioni, ma anche le speranze e gli slanci innovativi di tanti popoli appartenenti alla Madre Africa. Giornalista specializzato in reportage dal Sud del mondo, Masto lo potevamo ascoltare regolarmente grazie ai GR di Radio Popolare. Presente in vari dibattiti, conferenze ed eventi legati alle tematiche più attuali – dalla questione dei migranti all’accaparramento delle risorse africane da parte sia di multinazionali, sia di potenze vecchie (come la Francia) e nuove (come la Cina) – Masto riusciva a dare voce a un continente ancora troppo spesso considerato e descritto da un punto di vista eurocentrico e paternalista.

Poi, improvvisamente, non lo abbiamo più sentito dalle frequenze di Radio Pop. Non abbiamo più letto il suo nome nelle locandine di eventi legati all’Africa. Un’importante e delicata operazione al cuore, nel 2019, aveva interrotto i suoi viaggi e i suoi reportage. Tuttavia, la sua forza e la sua voglia di ritornare a fare l’inviato lo stavano aiutando a riprendersi completamente. Ma con un sistema immunitario debole a causa dell’operazione al cuore, Covid-19 è riuscito a insinuarsi nel suo corpo e, alla fine, a portarlo via. Aveva soltanto 66 anni.

Chi sta scrivendo ha avuto modo di conoscere Raffaele Masto, poiché per un certo periodo abbiamo scritto sulle stesse riviste: prima Africa, quando era diretta ancora dai Padri Bianchi, e poi Afriche, trimestrale di approfondimento della SMA. Avevo avuto modo di coinvolgerlo anche in un evento – organizzato anni fa nel piccolo, ma culturalmente attivo comune di Osnago – a cui aveva partecipato la giornalista Giuliana Sgrena. Un evento in cui si è affrontato il tema dell’informazione (e della disinformazione) di guerra.

Con Masto, in varie occasioni, ricordo di aver parlato non solo di viaggi, ma anche del lavoro di altri inviati come Ryszard Kapuściński o Tiziano Terzani (del quale apprezzava in particolare il libro “Un indovino mi disse”) e di scrittura. Come avviene per tanti reporter, il materiale raccolto sul campo è sempre ben più ricco rispetto a quello che si utilizza per la stesura di articoli, o per i radiogiornali, ecc. Un inviato – mi diceva Raffaele – accumula così tante informazioni che è quasi costretto a scrivere libri. Anzi, nei libri è libero di inserire quelle notizie e quei fatti che, talvolta, è obbligato per vari motivi a omettere e tralasciare.

L’Africa raccontata tra le pagine dei suoi libri

Ecco che il ricordo di Raffaele Masto non può che passare anche attraverso i suoi saggi, pubblicati in questi anni da varie case editrici.

Indubbiamente, il libro di Masto a cui sono più legata è In Africa. Ritratto inedito di un continente senza pace (Sperling & Kupfer), un po’ perché conservo nelle prime pagine della mia copia una sua dedica, un po’ perché quel libro mi ha permesso di capire meglio tante vicende oscure che hanno tormentato varie nazioni africane, a cominciare dal sanguinoso genocidio in Ruanda o dalla lunghissima guerra nella Repubblica Democratica del Congo.

L’ Africa del tesoro. Diamanti, oro, petrolio: il saccheggio del continente è un altro illuminante saggio firmato Masto, nel quale si scopre come le ricchezze, immense e preziose, di tanti paesi africani siano ancora saccheggiate da multinazionali e potenze straniere, spesso con il beneplacito dei politici locali corrotti e facilmente corruttibili. E in tutto questo i poveri rimangono sempre più poveri, e i bambini vengono schiavizzati o trasformati in piccoli soldati senza sogni, né diritti.

Per poi arrivare ai tentacoli oscuri del Califfato nero (Laterza), che ha trasformato alcune regioni dell’Africa in zone controllate da gruppi jihadisti, come Boko Haram.

Tra vecchi e nuovi colonialismi

Tra i libri più recenti di Raffaele Masto vi è La variabile africana. Riserve naturali ed equilibrio geopolitico del pianeta (EGEA). Un saggio che rivela come l’Africa sia ancora una terra ambitissima da varie nazioni sparse per il mondo, più o meno potenti, dagli Stati Uniti alla Francia, passando per l’Italia e la Cina, come se gli spettri del vecchio colonialismo fossero ritornati sotto altra forma.

Scrive Masto nel libro: “L’Africa, in sostanza, con le sue materie prime, con la sua forza lavoro, con la sua terra, ha finanziato, e continua a finanziare, gli equilibri mondiali. Ovviamente non è la sola entità geografico-territoriale che svolge questa funzione, ma è certamente la più importante, la più ricca e la più facile da utilizzare. […] I nuovi equilibri mondiali, il mondo emerso dopo la caduta del Muro di Berlino e le esigenze dei Paesi emergenti hanno dunque determinato una nuova corsa alle risorse, e l’Africa ancora una volta rappresenta la maggior fonte del mondo di cibo, acqua, energia. In sostanza il continente nero si sta preparando a finanziare il prossimo assetto geopolitico mondiale”.

Purtroppo Raffaele Masto non potrà raccontarci gli sviluppi del futuro assetto geopolitico mondiale.

Sta a noi – comuni cittadini, giornalisti, scrittori, missionari, persone che credono in una società basata sulla fratellanza e sulla giustizia sociale – continuare a prestare attenzione all’Africa, a darle voce, sapendo perfettamente che l’Africa stessa può e deve contare sulle proprie forze e sulle proprie ricchezze, affinché il futuro assetto geopolitico mondiale non si basi più sullo sfruttamento disumano e ingordo delle risorse di questo continente, terra dove l’umanità ha mosso i suoi primi passi.

Silvia C. Turrin