Il Ruanda sta progressivamente superando la crisi vissuta durante e dopo il terribile genocidio del 1994. Se sul piano giuridico e soprattutto umano molte ferite rimangono aperte, a livello politico-istituzionale il Paese ha fatto enormi passi da gigante. Paul Kagame, Presidente del Ruanda dal 2000, è riuscito – tra la luci e ombre – a pacificare la nazione.

Kagame e il suo partito, il Fronte Patriottico Ruandese (RPF), proprio nel 1994 conseguirono un importante risultato: la fine della carneficina tra Hutu e Tutsi. Per evitare che la frattura etnica si potesse ripresentare in futuro, è stata decisa l’abolizione dell’obbligo di indicare l’etnia di provenienza sui documenti d’identità.

Economia in forte crescita

In questi 22 anni di potere, Kagame ha ottenuto un altro rilevante successo, ovvero una decisa trasformazione positiva dell’economia nazionale. La Banca Mondiale evidenzia come il Ruanda sia tra i paesi dell’Africa sub-sahariana ad avere le migliori qualità in termini di politiche pubbliche e di istituzioni nazionali.

Nonostante la pandemia, il governo di Kigali ha continuato a migliorare vari servizi al cittadino, in particolare nell’ambito della sanità e nel settore dell’educazione.

La scuola rimane uno dei punti cardine, come testimonia la strategia nazionale di sviluppo delle competenze e della promozione dell’impiego nel quinquennio 2019-2024.

Ombre cupe sulla politica

Vi sono però ombre sull’operato politico di Paul Kagame e dei suoi fedelissimi, a cominciare dai casi di esiliati ruandesi uccisi in circostanze non chiare. Ne ricordiamo uno su tutti, Patrick Karegeya (1960-2014), ex capo dei servizi segreti ruandesi, poi fermamente critico verso Kagame definito autoritario e accentratore del potere, tanto da trovare asilo in Sudafrica dal 2006. Karegeya venne rinvenuto morto strangolato in una camera d’albergo di Johannesburg.

Il governo di Kigali si sta impegnando ad adottare politiche a favore della tutela ambientale. Lo dimostra la scelta di vietare l’utilizzo della plastica. Ruanda e Perù sono gli unici paesi al mondo ad aver ufficialmente deciso di eliminarla completamente. Un impegno confermato nel corso dell’Assemblea delle Nazioni Unite per l’Ambiente tenutasi a Nairobi (Kenya).

In quell’occasione, il 2 marzo 2022, quasi 200 nazioni hanno approvato una mozione con cui si impegnano a elaborare, entro il 2024, un Trattato internazionale giuridicamente vincolante contro l’inquinamento da plastica.

Liberi dalla plastica

La proposta congiunta avanzata da Ruanda e Perù è quella più incisiva, perché considera l’intero ciclo di produzione e di durata della plastica. Ricordiamo che il Ruanda è stato il primo paese africano a vietare la plastica monouso.

Il governo ruandese si sta impegnando molto nel contrasto alla crisi climatica, attraverso altri progetti, tra cui quello denominato Green City Kigali, che prevede un nuovo sviluppo urbano della capitale orientato naturalmente verso un’economia verde.

Kigali si è impegnata a ridurre del 38% le emissioni di gas serra entro il 2030.

Silvia C. Turrin