La storia negletta del Sahara Occidentale: la sua popolazione vive divisa tra i territori occupati del Sahara Occidentale, quelli liberati e i campi dei rifugiati nel deserto del Tindouf. Una ingiustizia che il nostro Occidente democratico e civilizzato ha voluto rimuovere dalla coscienza
“È necessario mantenere accesa la fiamma della memoria sui Sahrawi perché quando quella fiamma si sarà estinta del tutto e su di loro sarà sceso l’oblio, questo popolo del Sahara Occidentale cercherà altri modi per essere ascoltato. Non è un caso che oggi ci sia la guerra. A novembre dell’anno scorso il Marocco ha invaso alcuni territori Sahrawi e questo popolo a sua volta ha dichiarato guerra al Marocco. Un conflitto negletto di cui si parla pochissimo”.
Lo scrive Luca Greco, autore del bel libro fotografico “Le strade dell’Apartheid” (Edizioni Mondo Nuovo). Una vicenda dimenticata, quella della Repubblica Araba Sahrawi Democratica, nota come Sahara Occidentale, ex colonia spagnola, il cui processo di decolonizzazione non è mai avvenuto.
Non appena gli spagnoli si sono ritirati nel 1973, il territorio è stato occupato dal Marocco. Il Fronte Polisario, che aveva lottato per l’indipendenza, sempre più isolato e abbandonato da tutti, resiste nelle sue basi in Algeria, a pochi km dal muro che il Marocco ha costruito lungo la frontiera.
I giornalisti italiani se ne sono ricordati in occasione della recente invasione dei migranti nelle enclave di Ceuta e Melilla, una ritorsione del Marocco per il ricovero in Spagna del leader del Polisario, Brahim Ghali, malato di covid.
Questi uomini e queste donne, 1,2 milioni sparpagliati tra vari paesi del Nord-Africa, oggi si sentono abbandonati. Chi è andato a visitarli negli anni Settanta e Ottanta parla di una società che era laica e profondamente matriarcale. Adesso invece, nel Sahara Occidentale, io ho visto solo una società che si sta islamizzando e questo non va bene”, continua Greco.
La popolazione Sahrawi vive divisa tra i territori occupati del Sahara Occidentale, quelli liberati (che sono circa un terzo), i campi dei rifugiati nell’Hammada del Tindouf (Algeria) ed in Mauritania.
Attraverso le foto e i testi scritti che accompagnano le immagini, Luca Greco coglie la sofferenza ma anche la resilienza di un popolo che aspetta di venir riconosciuto come Stato e di riprendersi la sua terra.
Questo popolo stava per dare corso al referendum di auto-determinazione, organizzato dall’Onu, ma proprio in quel momento il Marocco invade il Sahara Occidentale. Il popolo viene così espulso, compie un esodo biblico e arriva in Algeria. Gli viene concesso di vivere nella parte più inospitale del deserto del Sahara che è quello dell’Hammada”.
La loro segregazione nei campi profughi del Tindouf è straziante: “I Sahrawi continuano ad aspettare di tornare a casa propria. Vivono nelle tende perché dicono che per loro sarà più semplice smontarle quando faranno ritorno a casa”, conclude Greco.
Adattato da Popoli e Missione,
articolo di Ilaria De Bonis
Foto: Tony Iltis , The New Humanitarian; Wikipedia; Flickr CC (jaysen naidoo)