Ci scrive p. Ceferino Cainelli da Musseque-Kikoca, periferia di Luanda, la grande metropoli angolana.

Margarida si era avvicinata quel pomeriggio come tante altre volte. È la nostra vicina. Una ragazzina di 11 anni che ha perso suo padre da piccola. Vive con sua mamma e suo fratello Fernando. Margarida è una ragazza piena di energia e vita. Le piace in particolare scherzare con ogni cosa. Ha un senso dell’umorismo veramente ammirevole.

Ma quel pomeriggio qualcosa si presentava diverso. Nessuna parola e lo sguardo distante. Gli occhi un po’ bagnati, anche se non piangeva.

“Cosa succede oggi?” ­ le ho chiesto. Un lungo momento di silenzio. Penso cercasse di trovare parole per rispondere o semplicemente non aveva voglia di parlare. Dopo alcuni momenti il suo cuore si è aperto, in mezzo alle lacrime, riuscendo a cantare la sua tristezza.

La nostra vita, alla fine, è fatta d’incontri. Alcuni più profondi e significativi, altri meno, i più superficiali. È là, in ognuno di questi incontri, che si gioca il nostro essere cristiano.

La vicinanza, in fondo, non è essere di fianco all’altro. È essere soprattutto capace di sentire la presenza dell’altro, come una presenza viva che, in un modo o in un altro, dà un senso alla mia vita e mi parla di Dio.  Un invito permanente ad uscire da me stesso. Questo aspetto appare ogni volta nella vita di Gesù. Ogni incontro per Lui significa uno spazio di incontro e di vita nuova.

Nel mio ministero missionario mi accade di dover parlare molto: omelie, incontri di formazione, catechesi, riunioni, corsi. Questo incontro con Margarida mi ha fatto ripensare al bisogno di imparare di più, esercitare di più, l’arte di ascoltare i silenzi.

Gesù si esercita ogni volta su questo atteggiamento che Gli permette d’ascoltare quello che c’è “nel profondo del cuore”. Fare silenzio per ascoltare diventa un atteggiamento indispensabile per un missionario. Atteggiamento che deve essere rinnovato lungo la strada.

Penso che sia stato il primo movimento che Dio ha fatto nel percorso di liberazione del suo popolo: “Dopo molto tempo il re d’Egitto morì. Gli Israeliti gemettero per la loro schiavitù, alzarono grida di lamento e il loro grido dalla schiavitù salì a Dio. Dio ascoltò il loro lamento…” (Esodo 2,23­24a).

Cercando di approfondire questo aspetto, mi rendo conto che ci sono tanti “rumori” che ho accumulato lungo la strada. Rumori che vengono dall’interno e che sono un impedimento per un ascolto “a partire dall’altro”. Il rischio è quello di ascoltare se stesso. Questa è stata ed è la mia esperienza pasquale. Lo riconosco come dono dello Spirito e continuo a chiedergli un cuore rinnovato secondo la forza della sua Parola.

Nella sua ultima Esortazione Apostolica sulla chiamata alla Santità nel mondo contemporaneo papa Francesco ci ricorda: “Questa santità a cui il Signore ti chiama andrà crescendo mediante piccoli gesti”. Sono i piccoli gesti che ci fanno progredire nella vita spirituale. In un mondo pieno di rumori chiedo insieme a te il dono di un ascolto capace di far germogliare un autentico silenzio, capace di accogliere Dio e gli altri.

P. Ceferino Miguel Cainelli, Musseque-Kikoca ­ Angola