Uno dei Paesi culturalmente più vivaci dell’Africa occidentale è di certo il Senegal, come dimostra il successo di due grandi eventi che da anni vi si organizzano, ovvero il Saint-Louis Jazz Festival e la Biennale d’arte. Giunto alla 26ᵃ edizione, il Festival jazz di Saint-Louis si svolge quest’anno dal 26 aprile al 1° maggio ed è uno degli appuntamenti musicali più importanti a livello internazionale, tanto che vi partecipano sempre grandi artisti. Da qui sono per esempio passati, fra gli altri, Archie Shepp, Randy Weston, Lucky Peterson, Jack DeJohnette, Mc Coy Tyner, Ali Farka Touré, Abdoullah Ibarhim e Joe Zawinul, tutti musicisti che hanno scritto pagine memorabile nel libro della storia della musica.

 

 

Il Programma 2018 è molto variegato, visto che troviamo artisti provenienti dai quattro angoli del mondo, dal Canada al Lussemburgo, dall’Azerbaigian agli Stati Uniti. Su tutti spicca il nome di Stanley Jordan, chitarristica statunitense molto impegnato anche nel sociale attraverso progetti di musicoterapia negli ospedali e nelle scuole.

Scoprire la città di Saint-Louis

In occasione del Festival Jazz si può scoprire Saint-Louis, che un tempo è stata l’antica capitale del Senegal. Questa città, fondata verso la metà del XVII secolo dai coloni europei, mostra il suo passato grazie a una bella e variegata architettura, in cui si intrecciano influssi francesi, elementi tipici dello stile mediterraneo e tratti distintivi dell’Africa occidentale. Molto particolari e suggestivi sono la Grande Moschea e il minareto, atipico nel suo genere, poiché è l’unico al mondo ad avere una campana e una meridiana. Gli appassionati di fotografia possono fermarsi a visitare il MuPho, il primo museo senegalese dedicato a scatti e immagini, inaugurato nel 2017.

La Biennale di Dakar

 

Spostandoci a sud di Saint-Louis troviamo la capitale senegalese, Dakar, dove dal 3 maggio al 2 giugno 2018 si svolge la Biennale d’arte, giunta alla sua 13ᵃ edizione. Tema principale di quest’anno è “una nuova umanità” a cui si ispireranno le opere dei 75 artisti invitati, provenienti da 33 differenti nazioni africane. Direttore artistico è Simon Njami che ha voluto dare alla nuova edizione il nome di “L’heure rouge” (l’ora rossa), un titolo emblematico che racchiude questioni annose (guerre, povertà, malattie), riferimenti culturali (primo fra tutti quello a Aimé Césaire) ed elementi incentrati sulla psicanalisi (in particolare al lavoro di Jung).

Non a caso, il Direttore Njami afferma di essere stato attirato dalla metamorfosi alchemica del rosso. “Il rosso non è semplicemente un colore, ma diventa un principio attivo che non agisce più unicamente sulla materia, ma sugli Esseri”. In questo senso, l’arte, nel nostro caso creata da artisti africani, può portare a un processo di individuazione dei propri talenti.  Per il tramite di questo percorso introspettivo e insieme culturale, gli stessi artisti possono raggiungere un equilibrio, una totalità e un accordo tra le molteplici voci dell’Africa.

Silvia C. Turrin