Ore 22:01 di giovedì 08 ottobre 2020 sagrato della Basilica inferiore di S. Francesco (Assisi), serata nitida, fresca, poca gente per le strade, la gioia nel cuore per essermi appena inginocchiata davanti al corpo di Carlo Acutis: prendo tra le mani il cellulare per scattare una foto del colonnato e della chiesa illuminata e mi arriva il messaggio di un giovane prete di Padova che mi condivide la notizia apparsa sul sito di Repubblica: Padre Maccalli e Nicola Chiacchio liberati in Mali… con un messaggio: “…certi tramonti, certi pensieri, certi abbracci, certe preghiere… ora hanno un di più di certezza”.
Inizio a saltare per la gioia e a dire: “Hanno liberato Gigi… hanno liberato Gigi”… Chi mi è accanto non capisce, si ferma, mi guarda… mi rendo conto che ho bisogno di una certezza…
Chiamo subito p. Dario della SMA di Feriole e comprendo che è ancora il tempo di pazientare…
Da lì a poco iniziano i messaggi e la gioia continua ad invadermi… abbraccio chi è con me, chiamo a casa, condivido lacrime, cerco di capire se è un sogno o la realtà, mi guardo attorno e nella terra di Francesco mi nasce il più bel “Laudato sì” che io abbia mai cantato…
Gigi è libero… È stato liberato… questa è la certezza che mi continua ad abitare e che affido a Dio con tutto ciò che mi passa per il cuore… soprattutto in questi momenti in cui parte un pensiero per Gigi e mi rendo conto che non è più per la sua liberazione… E così ho iniziato a pregare il Signore perché accompagni il suo rientro a casa, il suo riprendere vita dopo due anni di prigionia…
Ho passato questi giorni a guardare le foto e i video del suo rientro… quella mano che ha posato sul cuore davanti alle autorità, quel suo continuo ringraziare, gli abbracci con i suoi familiari e i padri di Roma, quei gesti ordinari che da anni non faceva più (brindare, sbucciare un mandarino, guardarsi attorno incontrando volti amici…).
Continuano a parlarmi le sue tante lacrime, la sua grande commozione quando è tornato “a casa sua”, tra la gente del suo paese di origine (Madignano)… chissà quante lacrime ha trattenuto in queste due anni, quanto l’attesa ha scavato la sua interiorità, la sua mitezza, il suo modo di essere…
E se da una parte c’è il grande desiderio di abbracciarlo presto, dall’altra è grande il rispetto per questo suo tempo di ulteriore liberazione, di ripresa dell’ordinario, di una vita che necessita di ricominciare…
Sento il desiderio di continuare a pregare per lui e ad abitare la distanza del nostro incontro affidandolo al Signore perché Gigi possa riprendere spazio, tempo e nuova libertà…
Credo che ognuno di noi abbia vissuto un cambiamento in questi due anni, abbia partecipato alla sofferenza di p. Gigi sentendo la Grazia di condividere un’esperienza, di vivere una vicinanza particolare… per questo sarà un dono incontrarlo e comprendere che Dio ha agito anche nelle nostre vite, ha liberato anche il nostro modo di vivere…
Almeno mi auguro che sia così…
Ieri ho gustato l’Eucaristia pensando all’emozione di p. Gigi di tornare a celebrare… e ho ringraziato il Signore perché questo suo figlio liberato non ha trattenuto nulla per sé, neanche quel rosario compagno di prigionia…
Ho benedetto le lacrime che mi sono scese per la gioia, gustando quei pianti liberatori di Gigi… e penso a quanto abbiamo bisogno di liberazione!
E così ringrazio p. Gigi perché ha spostato il mio sguardo e il mio pensiero per gli altri fratelli e sorelle rapiti e ancora prigionieri, alla sua comunità di Bomoanga che porta ancora nel cuore, ai suoi compagni di liberazione e a tutti coloro che hanno permesso la liberazione…
Ancora una volta mi ha parlato di dono gratuito, di missione ad gentes, di una vita spesa per il bene degli altri e non per se stessi…
Ancora una volta p. Gigi ci ha testimoniato la sua fede in Dio, il suo ministero al servizio degli ultimi, la sua bontà d’animo che porta nel cuore gli altri…
Bentornato p. Gigi! Faccio risuonare in me le parole della Prima lettura di oggi (Gal 4,22-31.5,1): “Cristo ci ha liberati per la libertà”.
Aiutaci p. Gigi a comprendere il valore della libertà… il dono di essere in Cristo… la possibilità di essere uomini e donne per la libertà.
Al resto che ci sarà da condividere… continui a rimanere “nell’angolo attesa” di casa mia e nel desiderio di preparare, quest’anno, il presepio africano dedicato alla tua liberazione! A presto fratello mio…
Silvia Sandon