Questa estate, un gruppo di sei giovani di Moncalieri (To) con il loro parroco don Manuel, sono stati in Costa d’Avorio: un breve, ma intenso viaggio di 20 giorni, in compagnia di p. Dario Dozio. Vi proponiamo le impressioni di una partecipante.

Al ritorno del viaggio in Costa d’Avorio, ecco cosa ha raccontato Benny:

«Siamo partiti con la convinzione di dare, dare tanto. Certo, anche di ricevere, perché sappiamo bene che, quando si dà, alla fine si riceve sempre qualcosa.

Eravamo consapevoli che avremmo ricevuto molto indietro, certamente cose non tangibili.

Eravamo consapevoli che saremmo tornati con il cuore colmo di ricordi, ma mai e poi mai avremmo pensato di tornare con le valigie piene.

Quando siamo partiti abbiamo riempito sei valigie di giochi, caramelle, medicinali, vestiti…

Pensavamo che quelle valigie al ritorno sarebbero state vuote. Invece sono state riempite di doni che quella gente ci ha donato, oltre alle cose che abbiamo comprato noi stessi, perché qualcosa dovevamo pur portare con noi, per poter ricordarci sempre di questo posto meraviglioso che abbiamo conosciuto. Ogni volta che guardiamo quelle stoffe, quegli abiti, ritorniamo per un momento lì. Lì dove il tempo si è fermato, dove tempo e distanze erano relativi. Dove ci è stato chiesto SEMPLICEMENTE DI STARE, che detto così sembra una cosa semplice, ma in realtà non lo è.

Siamo stati, abbiamo incontrato, conosciuto, ci siamo messi in gioco.

Abbiamo visto il Signore in ogni sorriso, in ogni abbraccio, in ogni canto della Messa, in ogni colore e in ogni sapore.

Ho capito cosa volesse dire: “si parte in missione per stare“…

STARE in quell’abito tradizionale che ci è stato donato, ma che ci faceva patire un caldo terrificante.

STARE seduti a mangiare davanti ad un villaggio intero che ti osserva, perché tu sei ospite e mangi prima.

STARE chiusi in una canonica a raccontare la “nouvelle”, mentre fuori ci sono i bambini che giocano.

STARE in una casa dove tutti parlano francese e tu non capisci nulla.

STARE davanti a quegli sguardi, a tratti di ammirazione, a tratti di scherzo, sguardi che vogliono comunicare qualcosa, qualcosa che tu non sempre riesci a cogliere.

Ho capito in quell’istante che STARE è più difficile che FARE. Perché, vi assicuro, in molti momenti sarebbe stato molto più facile alzarsi, improvvisare un gioco, un ballo, inventarsi qualsiasi cosa pur di non dover STARE.

E quando mi chiederanno: “cosa sei andata a fare?” Risponderò fiera ed orgogliosa: “sono andata a STARE”

Le cose da dire e scrivere sarebbero davvero tante, ma desidero concludere con il versetto del Vangelo che ci ha accompagnato nella formazione di pre-partenza:

“Venite e Vedrete” (Gv 1,39)

Perché davvero, un’esperienza del genere non può essere raccontata, ma solo vissuta».

Benny



Questa bella testimonianza è pubblicata anche sul n. 169 della rivista SMA di animazione missionaria Il Campo

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