Una comunità di Piccole Sorelle di Gesù da anni condivide con semplicità la vita della gente musulmana di Fès, importante città del Marocco. Inserite in un quartiere popolare, testimoniano la fede incarnandola nelle loro relazioni, che sono fatte di attenzione, ascolto, cura dell’altro.
Marhaba bikum! Benvenuti!
Così si è accolti in Marocco e, in particolare, a Fès, dove viviamo. Siamo quattro piccole sorelle di Gesù, di cui una novizia di secondo anno, di tre Paesi: Cile, Francia e Italia.
La nostra congregazione, ispirata alla vita di san Charles de Foucauld, il fratello universale è nata nel deserto algerino, a Touggourt, nel 1939 dall’incontro della fondatrice francese, piccola sorella Magdeleine, e degli abitanti nomadi e sedentari algerini che lì vivevano all’epoca della colonizzazione francese.
Tra loro è nata un’amicizia che continua ancor oggi e che, a partire dall’Algeria, si è estesa al mondo intero.
L’apostolato delle relazioni
Come dappertutto dove siamo, anche a Fès la nostra vita è fatta di relazioni: al lavoro, in un ospedale pubblico, grazie a un accordo tra lo Stato marocchino e la Chiesa Cattolica, in un atelier di ceramica e nelle pulizie; nel quartiere popolare, dove abitiamo nella Medina, e nella nostra parrocchia, con p. Matteo Revelli, il parroco, e gli studenti e migranti sub-sahariani.
Prima di tutto relazioni tra noi nella vita comunitaria, che è un vero laboratorio in questo senso, dove si può crescere nell’attenzione, l’accoglienza, l’ascolto e la cura dell’altro attraverso la sfida delle differenze.
Dall’amicizia alla testimonianza dell’amore di Gesù
L’ospitalità ricevuta dalla gente ci permette di vivere il nostro apostolato che è, essenzialmente, quello dell’amicizia. Scegliamo di vivere come le persone più ai margini della società: nella scelta del luogo e del tipo di abitazione, del lavoro, del modo di cucinare e di mangiare e, qui, nel parlare la lingua araba, con cui preghiamo anche e che impariamo soprattutto con loro. Tutto ciò è come dire: ciò che vivete è bello e buono per noi.
Così cerchiamo di testimoniare e riceviamo l’amore di Dio, contemplandolo presente nelle pieghe del nostro quotidiano. Sguardo che si nutre nella vita di preghiera e nella celebrazione e adorazione eucaristica.
Essere piccole sorelle di Gesù, contemplarlo e seguirlo, particolarmente, nel modo in cui ha vissuto a Betlemme e Nazareth è la nostra missione specifica nella Chiesa.
Rendere conto della nostra fede
Certo, restiamo straniere e, può darsi che questo renda più facile per le persone che frequentiamo di più, i marocchini musulmani, di accettare la nostra differente religione. Con gli anni notiamo che le maggiori sfide che viviamo, nell’inserirci, sono più dovute a differenze culturali e di carattere.
Abbiamo occasione di render conto della nostra fede, perché interpellate, e a volte è anche possibile condividere, reciprocamente, con amici e colleghi il nostro sguardo di fede sulla vita nel rispetto della libertà di ciascuno. Siamo in mezzo a un popolo che prega, che dà importanza alla fede. Il linguaggio quotidiano fa costante riferimento a Dio, con formule come grazie a Dio, o se Dio vuole.
Solo e nient’altro che “un’opera d’amore”
La nostra identità di donne di preghiera è rispettata e, si può dire, incoraggiata. Siamo in cammino e piccola sorella Magdeleine, la nostra fondatrice, parlando della nostra congregazione, che chiamiamo “Fraternità”, ci diceva: “Non ho voluto fare altro che un’opera d’Amore. E ora sta a ciascuna di voi, che vi siete impegnate con me su questo stesso cammino, di continuare a farne un’opera d’amore, tenendo bene in mente che quest’opera non ci appartiene, ma che è un’opera della Chiesa”.
Lei ci invitava a vivere straordinariamente l’ordinario, a essere una piccola luce, una luce di Speranza. Noi qui cerchiamo di essere questa piccola luce, per la grazia di Dio, e la riceviamo dagli altri con cui condividiamo il cammino.
Suor Giulia, Piccola Sorella di Gesù