Suor Olga e l’amicizia con i musulmani di Taza
Suor Olga, suora spagnola, e le due consorelle sono gli unici cattolici in una città marocchina tutta musulmana. Una presenza fatta di stima, rispetto e servizio.
Le abbiamo posto alcune domande
Domanda: Suor Olga, quando e come la vostra congregazione a deciso di aprire una comunità in Marocco?
Suor Olga: La nostra congregazione, la Compagnia Missionaria del Sacro Cuore di Gesù, è un istituto esclusivamente missionario. Nonostante sia un piccolo istituto, siamo stati o siamo ancora in vari Paesi: Texas (Stati Uniti), Perù, Colombia, Haiti, Repubblica Democratica del Congo, Ciad, India, Cambogia.
Nel 1996, durante un’assemblea generale dell’istituto, si è molto riflettuto sulla nostra missione e su come nella Chiesa si cominciava a parlare di dialogo interreligioso come prima parte dell’evangelizzazione. Abbiamo dunque pianificato di lavorare in un paese totalmente non cristiano in cui realizzare l’obiettivo del Dialogo interreligioso. La congregazione chiese dunque alle consorelle chi si proponeva come volontaria per iniziare questa nuova missione. Tre consorelle, tra cui io stessa, provenienti da luoghi diversi, si sono offerte.
Abbiamo allora contattato l’arcivescovo di Tangeri, nord del Marocco, Mons. Peteiro, che ci ha proposto una località dove poter iniziare la nostra missione. Ci siamo inserite nella città di Tetouan, dove siamo rimaste 3 anni. Poi una parte della comunità si è trasferita nella città di Taza, nel centro-est del Paese: lì abbiamo scoperto come è vissuto il dialogo interreligioso con i musulmani.
D.: Potrebbe descrivere in breve la città e la regione di Taza, dal punto di vista sociale?
S.O.: Taza è una città con una popolazione di 150.000 abitanti, ai piedi delle montagne, a un’altitudine di 550 m. è situata lungo la rotta Fez-Oujda, due città importanti del Marocco. Fu occupata dai francesi durante il periodo del loro protettorato. Oggi è capoluogo regionale, ed è un centro militare e universitario.
Ha una vecchia Medina nella parte alta della città, con mura del 12 ° secolo, circondate da uliveti. Taza è al punto di incontro di due catene montagnose, l’Atlante e il Rif. La prima, l’Atlante possiede molta vegetazione; la seconda invece è totalmente arida. Taza non è una città turistica. Nella parte inferiore della Medina a partire dal 1920 si iniziò a costruire la nuova città, che oggi è ben servita dall’autostrada e dalla ferrovia.
Poco lontano dalla città c’è il Parco Nazionale di Tazzeka, che ospita molti esemplari della fauna e della flora locali: cervi, cedri, alberi da sughero, querce. Ci sono molte grotte naturali sulle montagne e la gente fabbrica oggetti di artigianato tradizionale, come i tappeti, e un ottimo olio d’oliva.
La maggior parte delle famiglie di Taza sono originari dei villaggi di montagna. Sono venute in città per permettere ai loro bambini di continuare la scuola, dato che nei villaggi c’è solo quella elementare. Il loro stile di vita è rimasto un po’ contadino: sono persone molto semplici, aperte, accogliente. Con loro si fa immediatamente amicizia: ci invitano con facilità e semplicità a casa loro, alle loro feste familiari e religiose.
D.: C’è una comunità cattolica a Taza ? Se no, perché non ci sono cristiani?
S.O.: Taza è una città di un paese musulmano, il Marocco. Attualmente in città, l’unica comunità cattolica che esiste siamo noi, tre religiose. La nostra comunità vive il dialogo interreligioso nella vita e nel lavoro con la gente. Non si può parlare pubblicamente della religione cattolica, ma dopo quasi 20 anni di vita qui, siamo ben conosciute in città, sanno chi siamo e come operiamo. Le persone sono molto amichevoli e ci invitano spontaneamente a casa loro. Abbiamo molti amici: ci rispettiamo, ci aiutiamo a vicenda e cerchiamo di vivere la carità fraterna.
D.: In cosa consiste il vostro servizio alla popolazione?
S.O.: Lavoriamo in un’associazione marocchina che si occupa di bambini disabili. Se c’è un’infermiera nella comunità, questa lavora all’ospedale statale, dove si accolgono e curano tutti, anche le persone più povere, soprattutto coloro che vivono in campagna. Aiutiamo i bambini poveri a completare i loro studi quando abbandonano la scuola. E a partire dalle persone incontrate durante questi servizi, visitiamo le famiglie, e così conosciamo le loro gioie, le loro difficoltà, i loro bisogni, facendoci prossime dei più anziani, dei neonati, delle mamme.
D.: Potete dare una testimonianza cristiana in un ambiente al 100% musulmano?
S.O.: Possiamo farlo partendo dall’amicizia e dalla vicinanza, due valori a cui diamo molto importanza e cerchiamo di mettere in pratica. Viviamo il dialogo interreligioso nella vita e nel lavoro con le persone. Noi suore cerchiamo di dare una testimonianza cristiana. Ma anche i nostri fratelli e sorelle musulmani ci offrono la loro testimonianza: i valori che vivono e il loro modo di metterlo in pratica in situazioni difficile che sono costretti a vivere.
D.: Qual sono le principali gioie e soddisfazioni della vostra presenza e del vostro servizio a Taza?
S.O.: La gioia più grande è conoscere e sperimentare un po’ della vita della gente, e qualche volta poterli aiutare nei loro bisogni.
D.: In quali modi la popolazione vi manifesta la loro gratitudine?
persone con cui lavoriamo più da vicino siano molto povere, esse ci considerano, noi suore, come qualcuno della loro famiglia, e condivS.O.: Benché le idono con noi ciò che hanno: olive, olio, pane, couscous. Sono molte generose, e abbiamo sempre la dispensa piena. E la popolazione della città in generale ci saluta con rispetto. Ad esempio, quando ci vedono a fare la coda, ci pregano di passare davanti.
D.: Avete ricevuto qualche volta dei gesti di intolleranza verso il cristianesimo da parte di qualcuno a Taza?
S.O.: A Taza non abbiamo mai notato alcuna intolleranza religiosa, anzi al contrario notiamo apertura e attenzione. Però per prudenza, quando siamo in qualche luogo pubblico o siamo sul treno e qualcuno vuole abbordare con noi una conversazione su temi religiosi, stiamo molto attente a quello che diciamo… e non ci sono mai stati problemi.