Nelle parole di p. Renzo Adorni, il ricordo di una benefattrice che momento della sua morte ha pensato alla missione. Ha lasciato così dietro di sé un segno concreto e duraturo, che porterà per sempre frutti di bene.

Ho conosciuto Anna Maria da ragazzo: noi abitavamo nella parte est di Santhià e lei in una villetta, all’opposto del paese. Per me, lei era solo una delle giovani di Azione Cattolica. Aveva alcuni anni più di me: molto intelligente, discreta, attiva e pronta al servizio, e già notavo il suo spirito di preghiera. Dopo la laurea insegnava nelle Medie e nella Ragioneria di Santhià.

Ci siamo persi di vista durante i miei sette anni di formazione in Belgio e Francia. In quegli anni, mentre io studiavo per diventare padre SMA, lei ha preparato mio papà per l’esame di Terza Media. Il mio “vecchio” veniva da una famiglia di agricoltori, di quelli che vanno a lavorare presto. Poi è stato in guerra: Etiopia, Grecia e Yugoslavia. Infine la ricostruzione: non c’era proprio tempo per studiare. Anna Maria l’ha aiutato ad avere il suo “diploma”: una bella soddisfazione. Questo l’ha avvicinata  di più alla nostra famiglia.

Nel  giugno 1968 lei si è fatta viva, alla vigilia della mia partenza per la Costa d’Avorio, e mi ha messo nelle mani un libro di spiritualità di Jacques Loew, il primo prete operaio francese, e un pacchetto di franchi francesi, dicendomi:“Scusi, le saranno utili in Africa”. Pur essendo io più giovane, dopo l’Ordinazione sacerdotale mi ha sempre dato del lei.

Insieme a un piccolo gruppo di signore, Libera Paggi, anima delle ACLI, Irma Corgnati e Anna Muzuruane, ha trasformato la moribonda S. Vincenzo parrocchiale in Caritas, ottenendo un magazzino dell’Officina Ferroviaria Magliola. Lì hanno aperto il primo Centro di Ascolto, hanno iniziato corsi di italiano per migranti interni e stranieri; hanno aperto il Banco Alimentare; hanno avviato un bel gruppo di preghiera. In questo ed altro, lei e le colleghe hanno anticipato i tempi. Solo Dio sa quante persone e famiglie hanno trovato lavoro, casa, soluzione di problemi, grazie al loro aiuto. Anna Maria ha anche ricevuto il “Premio Bontà” del giornale “Sesia” del nord Piemonte.

Lei  non si è mai sposata; ha scelto di essere laica consacrata, e servire il Signore così. In mezzo a tutte queste occupazioni (e doveva anche lavorare, per vivere), lei non mi ha mai dimenticato, sia in Costa d’Avorio, sia in Nord Nigeria, sia in Angola. Almeno due volte all’anno arrivava qualche offerta, con la promessa di preghiera.

Col suo aiuto, e quello di altre persone di Santhià e altrove, ci sono oggi in Africa scuole, ambulatori, maestri, infermieri, due medici, operai specializzati e sacerdoti, che non sanno chi li ha aiutati ad diventarlo. Ma Dio lo sa, ed è quello che conta. Durante le mie ferie in Italia, non ha mai mancato di passare un pomeriggio insieme a me, accompagnata dalla sua amica Muzuruane; si finiva con la preghiera del Breviario.

Ho visto Anna Maria per l’ultima volta nell’agosto 2019, prima di ripartire per l’Angola, dopo le brevi ferie. Abbiamo parlato a lungo: lei sempre acuta, curiosa, con domande sulla fede degli Angolani, la loro cultura, la sopravvivenza di pratiche di stregoneria, la perseveranza dei battezzati, i sacerdoti angolani, l’Islam che penetra nella capitale Luanda.

Come al solito mi ha dato una busta, dicendo: “Cosa posso fare per lei?” Le ho detto di mettersi in contatto con la SMA a Genova, perché quando ho bisogno di qualcosa, è con i miei confratelli di Genova che comunico.

La notizia della sua morte mi ha dato molta tristezza, come Gesù, per il suo amico Lazzaro. Ma sono certo che il Signore l’ha ricevuta a braccia aperte: “Vieni serva buona e fedele! Quel che hai fatto ai più piccoli, a Me l’hai fatto”.

Anna Maria non è mai venuta in Africa, per vedere dove finivano i suoi aiuti: ha avuto fiducia.

P. Renzo Adorni